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Cosa c’entra il Montismo con la democrazia

Uno stralcio del post di Luca Sofri che condivido e ritengo importante per misurare la temperatura (bassissima) della democrazia in Italia e quindi dell’affezione alla politica.

Un’ultima cosa interessante è che questo rapporto di estraneità al consenso/dissenso Monti lo ha condotto anche quotidianamente nei confronti degli italiani, forse per indole caratteriale prima ancora per strategia: ha fatto di tutto per escludere un rapporto con i cittadini o gli elettori, limitando al massimo gli incontri o le iniziative di rapporto personale con problemi o comunità, e usando linguaggi e approcci di minima ricerca del consenso o limitazione del dissenso. Ha fatto come se non gliene fregasse niente di ciascuno di noi e come se piuttosto fosse stato chiamato a sistemare un’entità astratta chiamata “Italia”: e come se le sue scelte non dipendessero da quello che ne pensavano gli italiani. Al massimo rispondeva ai partiti e a Napolitano.

Tutto questo, oltre che dare a Monti il vantaggio di cui sopra, ha dato a tutti noi un grande alibi deresponsabilizzante: è stato come trovarsi improvvisamente costretti a fidarsi e non avere titolo a criticare, come con certi medici o altri professionisti a cui ci affidiamo, un po’ perché costretti e un po’ perché affidarsi è un sollievo. O come quando hai la febbre, stordito, e sai che devi guarire: ma lo stordimento ha qualcosa di riposante.
Adesso finirà, e l’eventuale governo Monti che dovesse tornare (io non ci scommetterei una lira, detto per inciso) non consentirà più questa sottrazione di responsabilità a nessuno: sarà frutto del voto, del meccanismo democratico, della richiesta di consenso, delle promesse, delle trattative. La democrazia all’opera. Non una cosa per cui Monti appare tagliato (e chissà se lo siamo noi).

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