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Non voglio essere all’altezza delle cattiverie

Jolly_jokerEcco. Poi succede che si fa tardi e scrivo più per curarmi che per scrivere davvero. A quest’ora quando in fondo non ti legge più nessuno tranne i nottambuli per dolore o per adrenalina o gli avvocateschi leghisti di provincia che alimentano la vendetta per un briciolo di professionalità. In mezzo ci sono anche i benestanti che, bene stando, non hanno di meglio da fare che sognare e sperare in fondo al cuore che in fondo si parli di loro. Come i clan: ci sentiamo accusati tutti insieme così coltiviamo bile allo stesso ritmo e possiamo sentirci (per un secondo soltanto, eh) la stessa famiglia. Evviva, direbbero i russi, evviva che si va a fare la rivoluzione.

Non mi interessa essere frigido di privatezze e delle mie debolezze: non mi interessa stare a confessare di avere frequentato mediocricissimi squali che si sono illusi di essere in piedi gonfi di bile abbastanza per stare a galla. Non mi interessa nemmeno giustificarmi dei miei amori. Ne ho avuto in cambio dolore e pochi spicci per una pochezza che mi dicevano obbligatoria. Scrivo da liceale, dicevano quelli (che il liceo l’hanno fatto da privatisti per comprarsi la figurina dello “studente credibile” al mercato della borghesia). Non sono un santo, nemmeno un eroe, bevo troppo quando sforo dal recinto sopportabile del sentimento e rido in faccia a quei quattro stracci che avete scambiato per mantelli.

Non sono come mi aspettavate, certo. Mi aspettavate prima ancora che nascessi e mi avete disegnato come la vostra masturbazione affettiva si incorniciava in linea con il salotto, certo. La borghesia è un limite intellettuale e umano di chi crede che la bellezza sia vendibile al chilo piuttosto che una grana che richiede un palato dalla nascita: o ce l’hai o non ce l’hai. E se non ce l’hai rimani a contare gli spicci (in nero) che ti rimangono a fine giornata nascosti nela tappetino sotto la cassa per comprarti la prossima fetta di affetto degli amore affettati che ammaestri tutti intorno.

Ti rimangono quattro stracci e qualche spicciolo in moneta: è tutto il tuo tesoro. Poi puoi giocare a fare la vittima (costumata) dal parrucchiere o sulle bocche dell’aperitivo di provincia. Così ti senti bella, ti senti forte, sei meravigliosamente ferita. Te, e i tuoi fratelli. In fondo vi basta così.

Rimango qui. Rimango qui con le mie perle che ho cercato (anche da un posto così inimmaginabile e lontano) a studiare le tue forme algebriche per fare di questo articolo una prova che sfida l’etica e l’estetica di un testimone che arriva per un piacere di famiglia. Ti sei tradita e mi vuoi svendere un tradimento a caso.

Buona notte. Alla tua notte che dura da anni.

(studio per lo spettacolo “La verità, vi prego, sull’amore”)