Vai al contenuto

Più di cento convegni sulla legalità

vitale_sindaco_pareteSuccede a Parete, in provincia di Caserta, nel pieno della terra che ha dato i natali a Gomorra. Parete è un paese piccolo come lo sono in tanti da quelle parti, con una religiosità rituale e piena di osanna che ogni tanto perde la direzione cristiana per diventare sudditanza ai santi in cielo e ai boss in terra. Terra di camorra, terra di confini labili tra il giusto e l’ingiusto dove il rispetto si consuma più al cognome che al merito del vangelo.

Durante la santa processione in onore della Santissima Maria della Rotonda, protettrice di Parete, il caravanserraglio di fedeli decide di svoltare per una stradina laterale. Il senso è semplice e chiaro: rendere omaggio ad un anziano malato che abita lì, in zona. Ma quel vecchietto non è un vecchietto normale: quel vecchietto è un parente del boss Bidognetti. Il cognome fa tremare anche i muri, qui da queste parte, e perfino i santi e i preti.

A Parete il sindaco è un ragazzo che ha poco più di trent’anni. Raffaele Vitale ha 31 anni ed è del Partito Democratico (che come tutti i partiti è costituito dai dirigenti, i potentati e dai tanti amministratori locali che stanno sul territorio e “ascoltano la base” perché sono la base) e alla sfilata della Santissima Madonna della Rotonda stava lì in testa al gruppo con la fascia tricolore che gli attraversa il petto dalla spalla al fianco.

Prima della stradina si blocca. Sa bene chi ci abita.

E si sfila la fascia tricolore. Si dice dissenso e qui in terra di Gomorra costa caro.

«Il mio gesto – racconta il sindaco Vitale – era doveroso per dare un messaggio chiaro alla comunità. Ho voluto dire che qui ci sono istituzioni che lottano per smantellare questo substrato culturale che vede ancora un fascino nella camorra. Nulla contro la carità cristiana, ma «no» a messaggi che possono essere letti come sudditanza».

«I vertici provinciali del mio partito mi hanno lasciato solo, mentre sui social network, attraverso profili falsi, c’è chi mi invita a vergognarmi e dimettermi per salvare la faccia o addirittura qualche consigliere comunale di opposizione mi definisce un finto perbenista».

Ecco, questa sera, prima di andare a dormire mi viene da misurare la distanza che corre tra il sindaco di Parete e gli interpreti del nostro Parlamento. Mi viene da pensare come sia possibile che così spesso la politica delle tante Parete in giro per l’Italia poi si blocchi un passo prima di entrare nelle stanze dove le decisioni e i dissensi non sarebbero così pericolosi e soli. Mi viene da chiedere se non sia il caso di ascoltare questo sindaco piuttosto che i tanti tromboni dell’antimafia che ci ammorbano con protocolli protocollati che sono un solletico. Mi viene da pensare ai convegni antimafia del PD (e di tutti gli altri, eh) che non hanno mai provato ad imparare come stare vicino ad un sindaco che si ferma un passo prima della sudditanza prendendone le distanze. E mi viene da dire che no, questa classe dirigente non si merita troppo spesso i “piccoli” amministratori che la rappresentano.

Il Prefetto di Caserta ha detto: «un atto che vale più di cento convegni sulla legalità».

Più di cento convegni sulla legalità.