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Rossetto?

Ho guardato con un certo fastidio di stomaco la manifestazione in difesa di Silvio Berlusconi dopo la condanna del Tribunale di Milano per la il caso Ruby. Ho apprezzato (si fa per dire, eh) ancora una volta l’ignoranza e la superficialità come strumento di consenso coltivato con molta cura e arguzia in questi lunghi anni di berlusconismo iniettato nei diversi alimenti politici, culturali, televisivi e giornalistici. Ho rivisto la Santanché nel suo ruolo migliore: quello della Giovanna D’Arco in groppa al “luogo comune” che riesce ad ammiccare alle casalinghe con tutto il disprezzo che si riesce a scorgere nell’angolo delle labbra. Ho visto Francesca Pascale interpretare la languida compagna davanti ad un pubblico che non avrebbe nemmeno osato di sognare prima di scoprire che le fiction si producono anche “fuori” dalla televisione. Ho visto un PD incapace di sottolineare l’inopportunità questa volta anche se è scritta dentro una sentenza.

E poi ho visto il rossetto. Il rossetto come simbolo dell’essere puttana, nel 2013. E ho pensato che davvero che Giuliano Ferrara ha messo sul barbecue la propria intelligenza pur di riempire la pancia del padrone. Peggio di una puttana: come fanno i servi per vocazione.

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