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Scalea: vince la Lista Civica Mafia

Non so se si riesce a comprendere nella sua interezza la gravità degli arresti per l’operazione ‘Plinius’, frutto di una inchiesta avviata dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza nel luglio 2010 sotto la direzione del procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro Giuseppe Borrelli e del pm Vincenzo Luberto. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip Gabriella Reillo: in tutto sono 38 i provvedimenti restrittivi eseguiti stamani dai carabinieri tra le province di Cosenza, Bari, Matera, Terni e Salerno.

Tra cui il sindaco di Scalea, Pasquale Basile, e cinque suoi assessori. L’operazione ha colpito la cosca Valente-Stummo, operante a Scalea e nei comuni vicini e che, secondo gli investigatori, è subordinata alla cosca Muto di Cetraro. La cosca, secondo l’accusa, nelle elezioni del marzo 2010 sarebbe riuscita a far eleggere propri candidati al Comune di Scalea i quali si sarebbero poi prodigati per concedere appalti a imprese legate alla cosca stessa.

In pratica a Scalea la ‘ndrangheta ha preparato la propria lista civica e ha vinto le elezioni. L’illegalità organizzata ha vinto la corsa democratica per ottenere il posto di tutore della città e delle regole. Abbiamo letto in questi anni di liste civiche di supporto o di disturbo create dalla criminalità organizzata per condizionare le elezioni ma qui siamo oltre: la lista civica viene costruita per vincere le elezioni, e vince. Tra gli arrestati infatti non ci sono soggetti politici ma anche funzionari e dirigenti del comune: uno spoil system in piena regola, come i migliori partiti.

Oltre alle persone arrestate, sono coinvolte nell’inchiesta altre 21 persone denunciate in stato di libertà. La cosca, grazie anche alla disponibilità di armi comuni e da guerra, sarebbe riuscita ad ottenere l’assoggettamento e l’omertà dei cittadini riuscendo così a sfruttare le risorse economiche della zona.

Per gli indagati per corruzione è stata applicata una recente normativa che consente l’applicazione della particolare ipotesi di confisca. Si tratta di una delle prime applicazioni nei confronti di indagati per reati contro la pubblica amministrazione.

L’indagine, in particolare, ha consentito di delineare l’asse economico-imprenditoriale dell’organizzazione costituito con conferimenti di «sospetta provenienza» nei settori commerciale, con l’apertura di diversi supermercati, concessionarie di auto, agenzie di viaggi, parchi divertimento, attività commerciali e negozi di abbigliamento.

L’organizzazione, fra l’altto, operava mettendo in piedi società finalizzate all’acquisizione di fabbricati, appartamenti e magazzini, anche attraverso aste fallimentari «pilotate»; costituiva cooperative e società agricole senza depositare i bilanci e assumere dipendenti; gestiva di lidi balneari, come L’angelica, l’Aqua mar e Itaca, realizzati su terreni demaniali del comune di Scalea.

Complessivamente è stato eseguito il sequestro preventivo di 22 tra società ed aziende; 81 immobili situati anche a Matera, Perugia, e Rocca di Cave (Roma), depositi, ville ed abitazioni, numerosi negozi e circa 50 ettari di terreno; 33 automobili tra le quali Jaguar, Bmw, Mercedes ed auto d’epoca; 78 rapporti bancari, con saldi positivi per circa 2.695.685 euro; due imbarcazioni; 23 polizze assicurative.

Ci sono un noto avvocato, diversi tecnici comunali ed il comandante dei vigili urbani fra le persone arrestate stamane nell’ambito dell’operazione “Plinius” che ha portato all’esecuzione di 38 ordinanze di arrestonell’ambito di un’operazione coordinata dalla Dda di catanzaro. Fra gli arrestati, con il sindaco e cinque assessori, l’avvocato Mario Nocito, 63 anni; il comandante dei vigili urbani Giovanni Oliva, 51 anni; un geometra ed un architetto del Comune: Giuseppe Biondi, 44 anni, eVincenzo Bloise, 41 anni, dipendenti dell’ufficio tecnico comunale di Scalea. (AGI)

GLI ARRESTATI nell’operazione sono: Pasquale Basile, 53 anni, sindaco di Scalea; Antonino Amato, 59 anni, di Scalea, Giuseppe Biondi, 44 anni, di Scalea; Vincenzo Bloise , 41 anni, di Scalea; Roberto Cesareo, 46 anni, di Cetraro; Maurizio Ciancio, 56 anni, di Scalea; Luigi De Luca, 41 anni, di Scalea; Raffaele De Rosa, 46 anni, di Scalea; Andrea Esposito, 38 anni, di Cetraro; Francesco Galiano, 44 anni, di Scalea; Agostino Iacovo, 35 anni, di Cetraro.

E ancora: Francesco Saverio La Greca, 38 anni, di Santa Domenica Talao; Riccardo Montaspro, 41 anni, di Scalea; Mario Nocito, 63 anni, di Scalea; Eugenio Occhiuzzi, 33 anni, di Cetraro; Rodolfo Pancaro, 39 anni, di Scalea; Antonio Pignataro, 50 anni, di Cetraro (gia’ detenuto); Cantigno Servidio, 46 anni, di Scalea; Giuseppe Silvestri, 54 anni, di Scalea; Alvaro Sollazzo, 49 anni, di Scalea; Antonio Stummo, 30 anni, di Scalea; Mario Stummo, 58 anni, di Scalea; Franco Valente, 51 anni, di Scalea (gia’ detenuto); Pietro Valente, 45 anni, di Scalea; Marco Zaccaro, 30 anni, di Scalea; Giuseppe Zito, 60 anni, di Scalea. Ai domiciliari sono finiti Nicola Franco Balsebre, 42 anni, di Montescaglioso (MT); Pierpaolo Barbarello, 52 anni, di Scalea; Luigi Bovienzo, 53 anni, di Scalea; Santino Pasquale Crisciti, 57 anni, di Santa Maria del Cedro; Francesco De Luca, 36 anni, di Scalea; Corrado Lamberti, 81 anni, di Terni; Olgarino Manco, 54 anni, di Scalea; Pino Manco, 48 anni, di Scalea; Giovanni Oliva, 51 anni, di Scalea; Angelo Silvio Polignano, 45 anni, di Putignano (BA); Francesco Paolo Pugliese, 50 anni, Gioia del Colle (BA); Antonio Vaccaro, 59 anni, di Scalea. Infine, obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di Giuseppe Forestieri, 40 anni, di Scalea.

Tecnici comunali sono anche Pierpaolo Barbarello, 52 anni, architetto ed Antonino Amato, 59 anni geometra. A carico degli arrestati, a vario titolo, l’accusa di aver manovrato al fine di far ottenere appalti alle imprese vicine al clan Valente-Stummo. Gli indagati, in base alle loro funzioni, erano, secondo i capi d’accusa,“a disposizione del sodalizio criminale” ed avrebbero agito “per agevolare gli interessi del boss Pietro Valente”.

L’avvocato Nocito, in particolare, sarebbe stato l’anello di congiunzione fra il clan e l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Pasquale Basile. Nello studio del legale, sempre secondo l’accusa, si svolgevano riunione finalizzate a pilotare gli appalti secondo le indicazioni del boss Valente e Stummo. Il sindaco pasquale Basile, in particolare, sarebbe stato, secondo quanto emerge dalle indagini, “costantemente impegnato” a raggiungere un punto d’equilibrio fra le due “famiglie”.