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La cultura della responsabilità culturale

Basta un niente e la cultura sparisce dalla discussione politica. Ci siamo abituati, funziona così. Eppure un articolo importante di Laura Salvan dimostra non solo che “con la cultura si mangia” ma anche che attraverso la cultura passa una buona politica. Chissà se qualcuno ci farà caso:

Responsabilità Culturale (RC) significa anche favorire la crescita culturale e civile degli individui e delle comunità, realizzando così un contesto socialmente inclusivo.
Oggi viviamo in un momento storico in cui le relazioni economiche sono preponderanti, ecco perché si vorrebbe provare, a questo punto della riflessione, ad identificare quali dovrebbero essere le loro finalità. Il punto di partenza è che in una società di libero mercato, caratterizzata dallo scambio di merci, i mondi simbolici di riferimento degli individui rimangono centrali. Secondo Giulio Sapelli, esiste una interdipendenza tra le pratiche sociali del comportamento economico e le rappresentazioni culturali, che si realizza attraverso quello che lui chiama “antropologia economica”. Ne consegue che è necessario dare maggior peso all’antropologia, studiando le ragioni culturali che guidano le azioni umane. A ciò si aggiunge che il comportamento economico dovrebbe essere più rispettoso dei mondi simbolici e il sistema di libero mercato più equo e più etico. […] Si potrebbe affermare che un comportamento di questo tipo è quanto promosso dalla pratica della Responsabilità Sociale D’impresa (RSI) […], accompagnata dall’esercizio, nel comportamento economico, degli stessi valori che danno successo ai rapporti umani (fiducia, cooperazione, solidarietà). Così facendo, si realizzerebbe quello che Christian Felber definisce l'”economia del bene comune”, e Stefano Zamagni e Luigino Bruni chiamano “economia civile”.