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Una (non) analisi del voto

Io non lo so perché mi è preso questo astio per le analisi del voto. Non so, davvero, se sono solo io ad essere stufo delle parole che circondano i risultati e poi ci accontentiamo di quelle come se i fatti servano solo a confermare gli idilliaci o i pessimisti. Ho avuto modo di dire (dove me l’hanno chiesto) come sia deluso dal mancato “secondo posto” di Civati (almeno) e di come sia colpito della percentuale mostruosa che i due tizi della Leopolda di qualche anno fa (Civati e Renzi) in pochi anni hanno accumulato: proprio loro che erano due “ribelli” da fare scivolare nella banalità e nel ridicolo. Non so nemmeno cosa ci sia di male nell’affermare di essere lontanissimo dalle posizioni di Renzi su molti punti di vista di governo dell’Italia e in Europa (perché avete notato come ora si siano smorzati un po’ tutti) senza però volere essere il solito caravanserraglio portatore di bile. Ogni tanto temo anche di dichiarare liberamente che la delusione a sinistra non è “Renzi” ma la reazione accondiscendente a Renzi come se un partito esterno (vedi SEL ad esempio) voglia ancora farci credere di potere condizionare il PD su posizioni che proprio con Civati hanno preso troppo poco, troppo poco e troppo poco consenso.

Certo ora c’è da aspettare e vedere, ci mancherebbe, è la democrazia, per fortuna. E vediamo, nel solito senso di attesa che accompagna l’azione disattesa qui da queste parti per chi vorrebbe sentire parlare di uno stato sociale rivoluzionario nell’uguaglianza e nell’interpretazione del mercato e dell’Europa. E’ che tra questo PD che temiamo possa essere e i forconi giù per strada c’è la solita fetta di gente rappresentata poco, male e debolmente e poche luci all’orizzonte. E mentre Renzi mette in moto numeri da capogiro i detentori del quasinientepercento stanno fitti fitti sulle loro autistiche strategie. Viene da ripensare a quello scritto nelle Confessioni di Agostino d’Ippona:

Né futuro né passato esistono. È inesatto dire che i tempi sono tre: passato, presente e futuro. Forse sarebbe esatto dire che i tempi sono tre: presente del passato, presente del presente, presente del futuro. Queste tre specie di tempi esistono in qualche modo nell’animo e non le vedo altrove: il presente del passato è la memoria, il presente del presente la visione, il presente del futuro l’attesa.