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Sull’omicidio di Borsellino intanto segnatevi un nome: Angelo “Ninni” Sinesio

Per chi bazzica le carte processuali non è nome sconosciuto ma sicuramente per i più è una sorpresa. E la sua carriera sorprendente. Ne scrive Malitalia:

Uno di quelli che frequentava di più Paolo Borsellino sarebbe stato un funzionario dell’allora alto commissariato per la lotta alla mafia, tale Angelo “Ninni” Sinesio. I magistrati che lavoravano con Borsellino spesso lo vedevano presente nell’ufficio del procuratore già quando questi guidava la Procura di Marsala. Una presenza diventata “familiare”, non stonava perché il procuratore Borsellino sarebbe stato solito metterlo a suo agio. Sinesio oggi ha fatto carriera, è diventato prefetto, è stato prefetto vicario a Catania quando prefetto era l’attuale ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, che lo ha voluto fino a febbraio scorso al Viminale a capo della sua segreteria tecnica ed che oggi è commissario straordinario per l’emergenza edilizia delle carceri. Carriera, quella di Sinesio, che non è stata fermata nemmeno dal fatto che sarebbe stato sospettato addirittura di essere stato la “gola profonda” che avrebbe avvisato Bruno Contrada, il numero due del Sisde, delle indagini sul suo conto. Sinesio è stato sentito nel processo contro Contrada, ha detto che il “segreto” sul super agente dei servizi lo aveva confidato ad un suo superiore, il dott. De Luca, e che semmai era stato questo a passare l’informazione a Contrada che così seppe che lo stavano andando ad arrestare. Nella sentenza che ha condannato Bruno Contrada la vicenda è bene raccontata, Sinesio aveva avuto l’informazione parlando con uno dei magistrati più vicini a Paolo Borsellino, la dott. Alessandra Camassa, nei giorni seguenti la strage di via D’Amelio. Il pm Camassa conosceva Sinesio per averlo visto spesso con Borsellino, dunque era una persona della quale era indotta a fidarsi, ma quel giorno in cui parlarono di Contrada la reazione di Sinesio sarebbe stata anomala, avrebbe avuto come una reazione nervosa, un conato di vomito, si allontanò dalla stanza del magistrato per andare in bagno, per poi tornare subito dopo. Di Sinesio scrive anche Contrada nel suo memoriale, l’ex dirigente dei servizi, condannato per mafia, lo indica come la persona che gli disse delle indagini sul suo conto.

Oggi emergono altri particolari, che vengono letti sotto diversa luce proprio per il “marciume” che va emergendo attorno alle strategie stragiste mafiose. E ancora una volta si sente parlare di  Sinesio.Questi avrebbe cercato in tutti i modi di sapere a cosa si stava interessando Borsellino nei giorni in cui la mafia, e forse non solo la mafia, decidevano di eliminarlo per sempre. Incontrava i magistrati più vicini a Borsellino presentandosi addolorato, sconfortato, per quello che era successo a via D’Amelio, e chiedeva, chiedeva se Borsellino si occupava di politici, di politici e imprenditori agrigentini, sembra che i suoi interessi erano puntati a conoscere se Borsellino indagava sul ministro Mannino e sull’imprenditore Salamone, uno degli imprenditori che saltava fuori dalle indagini sulla tangentopoli siciliana. Interessi pressanti, costanti, tanto insistenti che alla fine hanno suscitato qualche perplessità nei suoi interlocutori, alla fine è uscito di scena.