Ho voluto aspettare ad esprimermi sul risultato di Sardegna Possibile (la coalizione giurata da Michela Murgia che si è presentata alle ultime regionali) perché volevo approfondire con alcuni amici sardi e aspettare l’analisi di Michela. Ritenere il 10% dei voti (vero anche con un’astensione altissima) un fallimento politico (tra l’altro con una legge elettorale porcata dell’isola sarda che lascia senza rappresentanza settantaseimila sardi) è ingiusto e miope. E infatti Michela nel suo blog valuta punto per punto lo spessore del risultato e, al solito, chiude con un’affermazione così poco frequente tra i nostri politici:
Il comitato politico che ha guidato il percorso di costituzione e l’avventura elettorale di Sardegna Possibile si riunisce domani ad Oristano per chiudere la fase delle urne e dichiarare definitivamente aperta quella successiva, che ci vedrà presenti e protagonisti nei territori come abbiamo dimostrato di saper essere in questi mesi. Io resterò dove ho promesso di essere: alla guida di questo processo. Ho rifiutato in questi giorni le offerte di candidatura alle europee in due liste differenti, una delle quali è la lista Tsipras, ispirata alla visione e all’operato del giovane leader greco del partito Syriza. L’ho fatto perchè la mia militanza in Progres mi ha confermato il valore delle leadership collettive e per questo ritengo che verticalizzare l’esperienza di Sardegna Possibile sulla mia persona sia contrario allo spirito con cui io stessa mi sono messa a servizio. L’orizzonte primario della mia azione politica resta la Sardegna, la fiducia di 76mila sardi e la militanza delle centinaia di volontari che in questi mesi si sono sentiti parte di un sogno e ora vogliono vederlo diventare realtà.
Loro ci sono e ci sono anche io.
La prossima tappa sono i comuni.
Per ricostruire L’Italia è necessario ricostruire gli italiani e per fare ciò è necessario cambiare il modo di vivere e pensare la politica. Ogni italiano deve farsi carico di un pezzo di responsabilità civica, non deve più delegare ad altri. Abbiamo uno strumento rivoluzionario nelle nostre mani che si chiama IMPEGNO, impegno quotidiano contro ogni forma di abuso, sopruso, palese o nascosto, subdolo o mascherato da favore personale a danno di altri. Ognuno di noi deve impegnarsi e cambiare innanzitutto la propria mentalità. Dobbiamo riprenderci L’Italia, ricostruirla, rifondarla, rifare gli italiani a partire dai valori civici fondamentali. Ognuno di noi può fare la propria parte, basta cambiare atteggiamento, non essere più depressi e pessimisti ma reagire. Da un anno sono uscita da questa ultima condizione grazie proprio al mio impegno insieme ad altri colleghi in difesa del nostro posto di lavoro. E ce l’abbiamo quasi fatta: io sono precaria, laurea e dottorato ad ammuffire in cantina ma felice di aver lottato in difesa dei principi e dei valori in cui credo. L’impegno paga sempre, la lotta paga sempre. Uniti si vince. Per questo ci vogliono tutti divisi a scannarci l’un l’altro come bestie. Io non ci sto. E mi impegno, anche se costa fatica, tempo, energie. Che poi non sono un costo ma un investimento, per se e per la società in cui vogliamo vivere. Coraggio. Ricostruiamolo questo nostro paese. Ce lo meritiamo.
Dobbiamo licenziare a tempo indeterminato la classe politica responsabile di questo Medioevo culturale, sociale e civico. Ognuno deve fare la propria parte. Soprattutto chi ha occhi per vedere e capacità per fare non può più stare in poltrona a criticare. Esca nelle piazze ad urlare la propria esistenza, il proprio dissenso, la propria stanchezza! Io rivoglio un paese civile, con un Parlamento ed un governo a mio servizio e non servo di nessun padrone o ricatto. Venti anni sono troppi, anche per noi. Riprendiamoci L’Italia. Pacificamente, democraticamente, immediatamente.
Condivido il pensiero di Michele Piipia , niente da aggiungere, se non che la legge elettorale chiaramente è pessima, e ingiusta nei confronti delle minoranze. C’e però da aggiungere al già menzionato errore del presentarsi come coalizione, l’errore di aver voluto chiudere la porta a qualsiasi ipotesi di alleanza più ampia, sia nei confronti dei partiti italiani, che nei confronti delle altre forze indipendentiste.
Peccato che la verticalizzazione e la decisione che spetta solo a lei le sia piaciuta molto per 6 mesi di campagna elettorale. Ha incentrato tutto sulla sua figura senza curarsi del risultato finale, cioè portare in consiglio regionale le istanze che, lei, diceva di raccogliere. Candidature scadenti (non tutte), tenerle ben lontane dalle telecamere perché potevano emergere e, altro errore (voluto), presentare 3 liste anziché una. Con il 6/7% avrebbe piazzato 3 consiglieri di opposizione strappandoli a FI,UDV,FDI…..