Vai al contenuto

Quindi Dell’Utri

Le notizie che arrivano dal Libano non sono per niente buone sull’estradizione di Marcello Dell’Utri. Non sono buone sicuramente per il presunto bibliofilo e sicuro amico di mafiosi che incassa il parere favorevole all’estradizione del Procuratore generale Samir Hammud già girato al Governo dal Ministro, il Generale Ashraf Rifi. Il reato di “concorso esterno” è assimilabile all’associazione di malfattori come riportata nel codice libanese. Il rientro (eventuale) di Marcello Dell’Utri in Italia riaprirà per qualche tempo ancora la favola delle persecuzioni politiche di un parte della magistratura contro Silvio Berlusconi e i suoi sodali, qualcuno esulterà per l’arresto finalmente definito e definitivo  e Marcello sicuramente tacerà, al più negando di tanto in tanto in base ai salotti che avrà a disposizione. Poi ci sarà il silenzio: l’omertà che circonda tutti i condannati di peso degli ultimi anni partendo da Cuffaro passando per Cosentino fino al prossimo arresto che sicuramente avverrà. Perché da noi non ci sono solo le terribili condanne per contiguità mafiosa di uomini di punta della classe politica ma anche e soprattutto il silenzio dei condannati che viene sopportato come se fosse prevedibile, normale e giustificabile Siamo pieni di tanti piccoli Andreotti che non sono mai riusciti (e non ne hanno nessuna intenzione) a spiegare le proprie ragioni, a dare una spiegazione etica o (sarebbe un sogno, lo so) pentirsi delle proprie azioni. Continuerà tutto così, come sta già ricominciando placidamente a galleggiare la zattera di EXPO: tutti zitti, qualcuno (pochi condannati) e le circostanze mai pienamente chiare.

Ci basta poco: ci accontentiamo del sangue del singolo e siamo troppo occupati per pretendere la luce sul sistema.