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Un sano ostracismo

Un importante articolo de IlSole24Ore:

Repressione e partecipazione. Sono i due pilastri su cui si regge la possibilità di ridurre i fenomeni di criminalità che inquinano il Paese. Ma mentre la repressione, affidata allo Stato, ha via via affinato strumenti e capacità offensive, sul lato della società civile, le cose non vanno bene.

Ce lo ricordano alcuni volti seduti in Parlamento a legiferare, nonostante disavventure giudiziarie di ogni tipo; ce lo ricordano professionisti colti con le mani nella gelatina di favoreggiamenti, false attestazioni, perizie compiacenti, ma che nessuno cancella dagli albi; ce lo ricordano dipendenti pubblici che rubano, truccano carte e timbri, passano informazioni in cambio di denaro e restano al loro posto; ce lo ricordano gli imprenditori che invece di correre in Procura, si accordano in silenzio e alimentano il malaffare negli appalti. Fino a episodi che hanno dell’incredibile. E non ci riferiamo tanto agli inchini dei santi davanti alla casa dei boss o ai fuochi d’artificio e i caroselli di auto di un quartiere di Reggio Calabria, in onore di don Nuccio Cannizzaro, il prete “salvato” dalla prescrizione dopo aver testimoniato a favore di un criminale. Sono episodi antropologicamente misteriosi di un’Italia misconosciuta e confusiva. Ben più delle processioni ad personam, deve allarmare l’accoglienza riservata – e siamo a Roma, nell’estate 2012 – a un notissimo commercialista appena scarcerato dopo una retata di evasori fiscali.

Riportano le cronache locali, che mentre «al processo affiorano ulteriori elementi sul rapporto tra Carlo Mazzieri e Cesare Pambianchi »(già patron di Confcommercio e neopresidente di Assonautica) imputati di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, la Procura chiude una nuova tranche dell’inchiesta dalla quale, un anno prima, «erano scaturiti arresti eccellenti e sequestri milionari, con 703 aziende coinvolte». In quei mesi, Pambianchi aveva mantenuto la presidenza di Confcommercio Lazio e, successivamente, era anche stato nominato al vertice di Assonautica. Ed ecco che il cronista annota: «Cesare Pambianchi, Cesarone per gli amici, è tornato. È arrivato quasi in incognito e ha preso posto in platea: qualche abbraccio, qualche saluto ai presenti. E, dopo il convegno, la pausa pranzo: in piedi, al buffet, per un piatto di pasta e quattro chiacchiere insieme a un amico. Imbarazzo? Nessuno.

Ma, tra gli addetti ai lavori, la sua presenza non è passata inosservata». E c’è da crederci: nonostante sia finito in carcere e poi ai domiciliari, “Cesarone” non ha mollato la poltrona di Confcommercio Lazio. «Niente elezioni e, soprattutto, niente passo indietro volontario». Un episodio talmente sconcertante e significativo, da essere ricordato poche settimane fa a un convegno milanese dal Procuratore di Roma.
Ci sono voluti decenni e stragi terribili perché nelle coscienze maturasse una sana intolleranza per la mafia, ed ecco che ritroviamo i medesimi strabismi, gli stessi interessati silenzi, le stesse ambiguità e gli speciosi distinguo, nei confronti della corruzione e dei suoi longevi protagonisti. Non basta né serve arrestare un criminale, se questi viene poi reinserito senza pagare pegno negli stessi ambienti professionali da cui ci si aspetterebbe, invece, un sano ostracismo.