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I conti che non tornano nella morte del pm Bisceglia

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Premessa d’obbligo: non ci piace la dietrologia e detestiamo il complottismo. Siamo (quasi del tutto) convinti che, nella notte tra il 28 febbraio e il primo marzo scorso, sia stato solo un tragico incidente stradale a stroncare l’esistenza di Federico Bisceglia, brillante e umanissimo magistrato calabrese in forza alla Procura di Napoli e poi a quella di Napoli nord, dove era impegnato, tra l’altro, a indagare sul traffico di rifiuti. Nemmeno abbiamo ragione di dubitare delle parole della donna che era con lui in auto quella notte, la dottoressa Anna Russolillo, la quale in un’intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno il 5 marzo scorso ha chiarito: «È stato solo un incidente stradale, non ricamateci sopra». Giustissimo, sarebbe indegno «ricamare» su una vicenda così tragica, sul dolore dei familiari e dei colleghi di lavoro, insomma di quanti stimavano Bisceglia. Ci pare tutto sommato spiegabile solo con ragioni politiche che Giuseppe Lumia della Commissione antimafia, e Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, chiedano indagini più approfondite aggiungendo di non credere alla casualità.

Tuttavia se fosse sbagliato ricamare, potrebbe esserlo anche ignorare cosa stia accadendo attorno a una vicenda che per alcuni media non è ancora chiusa. C’è un giornale locale, La Provincia di Cosenza, che ha riservato un paio di inchieste alla morte di Bisceglia, sollevando interrogativi con un servizio di Michele Santagata e pubblicando una serie di foto sul luogo dell’incidente che destano alcune perplessità.

Intanto la dinamica. Ecco il testo del comunicato diffuso dall’Anas domenica 1 marzo, è lungo ma vale la pena pubblicarlo per intero, vedremo poi perché. «L’Anas comunica che intorno alla mezzanotte di oggi, domenica 1 marzo 2015, si è verificato un incidente mortale al km 205,700 dell’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, in carreggiata sud tra gli svincoli di Frascineto e Sibari. Un’autovettura, per cause in corso di accertamento, ha impattato contro le barriere laterali in un tratto rettilineo non interessato da lavori di ammodernamento, finendo fuori strada dopo alcuni testacoda. L’impatto ha provocato il decesso di un esponente della magistratura e il ferimento di una seconda persona, entrambi a bordo del veicolo. Nell’incidente non sono stati coinvolti altri veicoli. L’autostrada è rimasta chiusa fino alle ore 5,00 circa di questa mattina, al termine della messa in sicurezza del tratto e la conclusione dei rilievi delle forze dell’ordine».

Dunque, stando alla prima ricostruzione, la lancia K del povero Bisceglia avrebbe compiuto alcuni testacoda impattando contro le barriere laterali prima di sfondarne una sul lato destro e finire in una scarpata (anche se all’inizio a un cronista del Mattino viene raccontato che l’auto era caduta da un viadotto alto 30 metri). Sta di fatto che un cronista del giornale cosentino, insieme con un esperto di sinistri, percorre quel tratto poco prima del km 205,700. Cosa notano i due? Che le barriere laterali sono integre, non c’è alcun segno di urto o striature di vernice. C’è invece un solo punto in cui la barriera sul lato destro risulta tranciata di netto e un po’ contorta. È il punto in cui l’auto è uscita di strada e finita nella scarpata. L’erba della scarpata però non reca segni di penumatici né altre tracce. Si notano solo i tronchi di due piccoli alberi che sembrano essere stati recisi di netto. Altro dettaglio rilevato dai cronisti: poco prima dell’impatto non c’è alcun segno di frenata. Come se la vettura fosse finita in un colpo solo contro il guard rail di destra. Un colpo di sonno? Un malore del guidatore? Il primo sembra da escludere, perché da quanto si è riusciti a ricostruire, il magistrato e l’amica si sarebbero fermati una decina di chilometri prima del luogo dell’incidente per mangiare qualcosa. (L’intero book fotografico con i rilievi dei cronisti calabresi è disponibile sul sito www.laprovinciadicosenza.it).

Altra stranezza. Raccontano i cronisti cosentini di aver raccolto la testimonianza di un altro incidente, sarebbe avvenuto quella stessa sera verso le 20 (quasi quattro ore prima dell’impatto mortale) lungo lo stesso tratto ma sulla carreggiata opposta, in direzione nord verso Salerno. I due testimoni, dei quali non vengono resi noti i nomi, avrebbero raccontato che mentre viaggiavano verso Cosenza, si erano fermati a prendere un caffè sull’autogrill di Castrovillari. Dopo essere ripartiti e aver percorso al massimo 4 chilometri, avrebbero visto nella carreggiata opposta mezzi dei pompieri, ambulanze e polizia stradale, intenti a soccorrere qualche mezzo coinvolto in un grave incidente. Il giorno dopo cercano la notizia sul web ma trovano solo quella della morte del magistrato, sulla carreggiata Sud a mezzanotte circa. Loro invece hanno visto “qualcosa” su quella Nord alle 20,45. Quest’ultimo incidente però resta un miraggio. Anas e Stradale spiegano ai giornalisti cosentini che a loro non risulta nulla.

Un altro dettaglio su cui c’è stata confusione, riguarda anche la salute della passeggera che era con Bisceglia. Alle 18,23 del 2 marzo l’agenzia Ansa si occupa ancora dell’incidente. «Non c’è alcun dubbio, secondo gli inquirenti, sulla natura accidentale dell’incidente stradale (…)». Poi nel lancio si aggiunge: «Migliorano intanto le condizioni della donna che era a bordo della Lancia K in compagnia di Bisceglia. La donna ha riportato alcune ferite e si trova ricoverata, in prognosi riservata, nell’ospedale di Cosenza. Le sue condizioni non destano preoccupazione». Prognosi riservata o nessuna preoccupazione? Un ossimoro. Sta di fatto che la dottoressa Russolillo viene dimessa due giorni dopo il ricovero in buone condizioni di salute. Il 5 marzo lo conferma nell’intervista al Corriere (si può leggere su www.corrieredelmezzogiorno.it). Spiega Franco Giacomantonio, procuratore di Castrovillari: «E’ stata fatta l’autopsia, della quale si attende la relazione autoptica. Faremo, naturalmente, la perizia tecnica sul mezzo e sulla parte di guard rail interessato dall’incidente, che è stato sequestrato. Per avere il quadro complessivo bisognerà attendere, probabilmente, un paio di mesi». Sessanta giorni per chiarire, si spera, anche quei punti ancora oscuri.

(fonte)