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Auguri Letizia (Battaglia)

Di Paola Mentuccia. Un carisma non comune, una incredibile capacità di cogliere i dettagli e una forza innata. Letizia Battaglia ha fatto del suo nome la bandiera di una vita – di donna e di artista – dedicata alla lotta per la libertà e contro la mafia. E lo ha fatto ritraendo luoghi e vittime di omicidi ma anche espressioni della quotidianità della Sicilia degli anni Ottanta e Novanta, immagini del tessuto sociale che ha convissuto con la morsa mafiosa, sguardi di donne e bambine.

La più grande fotografa contemporanea in Italia, che ha iniziato la sua attività a poco meno di quarant’anni come reporter del quotidiano L’Ora, ne ha compiuti ottanta il 5 marzo scorso e ha invitato i fotografi palermitani a donare una foto della loro città, per raccontarla insieme ancora una volta. Foto che, esposte nella galleria del Teatro Garibaldi fino al 20 marzo, contribuiranno poi a costituire un archivio per l’apertura di un Centro Internazionale di Fotografia a Palermo, cui Letizia Battaglia dedica da tempo la sua passione e le sue energie. L’artista, infatti, non ha smesso di dedicarsi alla sua attività: si pente di averlo fatto per alcuni anni perché “ogni lassata è pirduta” e ha ripreso a scattare, a costruire nuovi orizzonti di espressione.

La fotografia, per lei, è “documento”, “interpretazione” e “tanto altro ancora”. “L’ho vissuta come acqua dentro la quale mi sono immersa, mi sono lavata e purificata – scrive nella prefazione del suo ultimo libro edito da Castelvecchi – L’ho vissuta come salvezza e verità”. “Diario” è un racconto di sé, del suo spirito, di una costante tensione verso la libertà che è stata la spinta, lo stimolo e la necessità della fotografa palermitana. Durante la presentazione a Roma, nell’ambito di “Libri Come”, la festa del libro e della lettura all’Auditorium Parco della Musica, Letizia Battaglia ripesca dalla memoria momenti memorabili della sua vita, ripercorrendo la strada che l’ha portata alla fotografia: “Ho cominciato a scattare sbagliando – ha detto – poi ho continuato tutta la vita a sbagliare perché non crediate che essere arrivata a pubblicare dei libri significhi avere tutti i negativi belli e sistemati: i miei erano dieci sbagliati e poi uno finalmente, forse, buono”. Per qualche anno, poi, cadde tra le braccia di Diane Arbus, nella cruda verità dei ritratti della fotografa statunitense, e pian piano scattare diventò il suo modo “per mostrare indignazione”. Tra le sue foto, quella a un giovane Sergio Mattarella che tiene tra le braccia il fratello appena ucciso.

Un presidente che ha questa storia, Letizia Battaglia ne è sicura, “sarà sicuramente rivoluzionario”. Ha vinto premi in tutto il mondo ma non è andata via da Palermo. “Avere amato l’arte, avere visitato musei, aver sfogliato libri, aver voluto bene a quella città e a quella gente ha fatto sì che una foto sia uscita in un modo anziché in un altro – ha detto – Se tu ami e se perdoni tutto quello che ti fanno, se rimani lì, vivi quel dolore e esprimi tutto questo in quello che fai. L’abilità da sola non emoziona”. Pochi giorni fa ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica per chiedere che il Csm riveda la decisione di non ammettere il magistrato Nino Di Matteo nella Dna. La sua lotta non è finita.

(clic)