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La confusione sulla libertà di espressione targata Dolce&Gabbana

Il solito bravo Leonardo:
Quest’anno il manuale di Storia adottato dai colleghi non mi convince tantissimo. Ogni tanto prende delle topiche inquietanti. Nella verifica sull’Illuminismo ho cancellato una “frase celebre” che doveva essere attribuita a un filosofo: indovinate quale.

Poi ho dovuto di nuovo spiegare ai ragazzi che quella frase Voltaire non l’ha mai scritta, e anzi, chiunque un po’ lo conosca davvero sa che nel Trattato sulla tolleranza si lanciava contro i suoi avversari al grido “Schiacciate l’infame”. Non proprio il tipo che avrebbe combattuto fino alla morte affinché gli infami potessero manifestare le loro opinioni.

Tre ore dopo, mentre esco da scuola, getto l’occhio nell’atrio su un bel cartellone prodotto da un’altra classe: c’è la stessa frase, attribuita a Voltaire. Come spalare l’acqua col forcone.

Perché insisto tanto su questa storia, sempre la solita? Perché ho la sensazione che la frasetta pseudovoltairiana ci abbia un po’ fregato tutti quanti. Prendi uno a caso…

…Stefano Gabbana. Magari anche lui da qualche parte (a scuola?) ha appreso erroneamente che Voltaire avrebbe difeso fino alla morte i gesuiti che non la pensavano come lui. È un’ipotesi come un’altra. Oppure pesca parole a caso dal dizionario inglese-italiano. Elton John se l’è presa perché Gabbana ha definito suo figlio “sintetico” e ha deciso che lo boicotterà. Scelta che puoi discutere finché vuoi, ma in che senso uno che ha deciso di boicottarti per le tue opinioni è “fascista”? Che ragionamento c’è dietro, se proprio ce ne deve essere uno?

Una pista ce la offre Giorgio Mulè, direttore di Panorama, che qualche ora dopo sente la necessità di intervenire per richiamare Elton John, ci credereste?, alle più elementari norme di tolleranza: ma come, Gabbana ha definito tuo figlio “sintetico” e tu ti sei offeso? Si vede proprio che non riesci a “accettare le idee” altrui.  Per fortuna non lo scrive in una lingua che Elton John possa comprendere.

Le immagini sono prese da http://twitter.com/lasoncini,
che magari non la pensa come me (nel qual caso son pronto a morire, va da sé).

Anche qui: di cosa parla Mulè quando parla di “democrazia”? Se Elton John smette di comprare prodotti Dolce & Gabbana diventa in qualche modo antidemocratico? In un’intervista Dolce e Gabbana hanno detto una stronzata, Elton John si è arrabbiato e ha annunciato che non comprerà più i loro prodotti. D&G hanno il diritto di scrivere stronzate (anche se il fatto di rappresentare un marchio che dà lavoro a così tante persone potrebbe suggerire maggiore prudenza), EJ ha diritto di boicottarli. Nessuna democrazia è stata violata fin qui. Nessuno sta impedendo a Elton John di avere figli, fuorché la legislazione italiana vigente. Nessuno sta impedendo a Gabbana di vendere vestiti, accessori, ecc.. Sembra così chiaro, eppure c’è qualcosa che non passa. Uno potrebbe anche pensare che Mulè in fin dei conti non si è ancora fatto le ossa nel mondo dell’opinionismo: che ha deve ancora farsi; che uno più esperto di lui non commetterebbe lo stesso errore.


“Freedom of expression”, dice. Cioè per Severgnini se ti arrabbi con Gabbana; se annunci che non comprerai più i loro prodotti, tu non stai rispettando la “libertà di espressione di Gabbana”. Per dire, io è da anni che non compro più il Corriere: trovo che scriva veramente troppe sciocchezze. Ebbene, pare proprio che mi stia sbagliando. Sto minando la libertà di espressione di Panebianco, di Ostellino, di Sartori, e chissà di quanti altri produttori di opinioni. Dovrei morire per la loro libertà di esprimerle! E invece non gliele compro, è o non è oscurantismo il mio? Che direbbe di me coso, Voltaire?

[Alla fine di tutto sorge il sospetto che Gabbana e il suo socio abbiano capito il mondo meglio di chiunque altro, e che l’immagine di un’Italia intollerante e culturalmente sottosviluppata, incapace di elaborare una discussione decente (e di elaborarla in inglese corretto) sia proprio quella su cui hanno imbastito anni di campagne. Un bel posto del Terzo Mondo dove passare le vacanze].