Non c’è dubbio che tra scandali giudiziari, infiltrazioni mafiose, traduzioni che fanno impallidire Google Translate e un assortimento verybello di catastrofi comunicative, per Expo 2015 sia stata durissima arrivare fino a qui. Ma ormai manca poco più di mese al taglio del nastro.
Il 13 marzo 2015 il primo ministro Matteo Renzi ha fatto un sopralluogo all’interno del Grande Cantiere, tra i circa tremila operai che lavorano giorno e notte per portare a termine l’impresa. “Siete l’anima e il cuore di questo cantiere,” ha detto tra un selfie e una stretta di mano. “Dovete lavorare con l’orgoglio di chi sta costruendo una grande cattedrale laica. Ce la faremo come è sempre nel nostro dna, magari facendo un po’ di corse alla fine.”
Lo stesso giorno, Expo ha caricato sul proprio canale YouTube l’ultimo episodio di “Belvedere in città,” una serie di video ripresi da un drone per mostrare l’erezione della “cattedrale laica” che dovrebbe essere presa d’assalto da venti milioni (o forse dieci?) di visitatori da ogni angolo del globo, pronti a spendere a più non posso e inondare Milano di soldi.
La realtà, tuttavia, è decisamente meno ottimista di quanto dia a intendere Renzi e di alcuni articoli apologetici che definiscono il cantiere uno “straordinario laboratorio di costruzione” che cresce con una “vertiginosa rapidità.”
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