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Pensare lentamente (e verificare)

Sono completamente d’accordo con Alessandro quando scrive che aspettare un minuto in più per dare una notizia, in fondo, non crea problemi a nessuno e permette di verificarli. Anche a me tra l’altro è successo di non avere verificato una notizia datami da un collega e scoprire che in realtà era falsa. Il post di Gilioli dice bene:

Schermata-2015-05-22-alle-11.59.001La foto qui sopra si riferisce al marocchino arrestato e al terrorista ricercato (somigliantissimi, eh?) ma per favore non pensate solo alla fretta con cui è stato commentato il caso Taouil, nelle prime ore.

Pensate a tutto il diluvio di tweet, glosse, analisi, dichiarazioni ed editoriali sbagliati che ci cascano in testa dopo una notizia che poi si rivela infondata o almeno incerta, parziale, imprecisa.

Pensate a come è stata commentata la vicenda dei profughi gettati dal barcone perché cristiani, che poi non era vera; o a quello che si è detto sul ragazzino che aveva aggredito una compagna perché aveva il crocifisso al collo, un’altra bufala. O ancora, pensate alla panna montata dal ‘Corriere’ sui giovani choosy che rifiutano un posto da 1.300 euro al mese, altra semplificazione al limite della balla che pure ha scatenato un bel filotto di sdegnati editoriali.

E sono solo le ultime storie che mi vengono in mente.

Ecco, in questo caso non ce l’ho con le “notizie che non lo erano”, cosa di cui si occupa da tanti anni Luca Sofri (il quale ci ha pure scritto da poco un libro). Mi riferisco invece all’usanza di commentare e opinare senza aspettare uno straccio di conferma, di verifica, di approfondimento: che forse è perfino un po’ più grave.

Più grave perché il meccanismo della notizia sparata in fretta anche se non accertata è orribile quanto volete ma difficilissimo da estirpare in un contesto di informazione rapidissima (internet, rullo dei tg etc) e di competizione a chi arriva per primo; mentre il commento è per definizione lo spazio della riflessione, del tempo che ci si prende per farci un pensiero in più, a bocce un po’ più ferme; e non ha nemmeno l’alibi del dover battere qualcun altro sul tempo. Semmai è vero proprio il contrario, cioè che un’opinione e un editoriale sono tanto più interessanti e articolati quanto più ampie e approfondite sono le ricostruzioni della notizia che ha fornito il gancio di cronaca, i suoi risvolti, le sue verifiche.