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Tutti amici degli amici di Renzi

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Lo so, l’ho già scritto ma lo ripeto. Perché ogni volta che qualcuno arriva al potere, alla presidenza del consiglio o comunque lì da quelle parti improvvisamente sembra che tutti quelli del suo paese, del suo rione, della sua cerchia di amici, con il suo stesso accento siano i migliori onnipresenti dappertutto?

Ma davvero non siamo ancora stanchi dei servi sciocchi dopo anni di prostituzione (a volte nel senso più pieno della parola) con Berlusconi; incapaci di riconoscere un’inquietante emersione di classe dirigente improvvisamente così prossima, vicina vicina da sembrare appena uscita da un’aperitivo consumato insieme prima di andarsene a casa?

Come esiste merito se partiamo dal presupposto che il migliore in qualche ruolo sia tra la microscopica cerchia dei conoscenti, in un cerchio così piccolo rispetto al Paese e al merito?

Ciondolano con questa collana di amici e aglio e vorrebbero essere incoronati saggi mentre sono megere travestite da brillanti paninari fuori tempo massimo.