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Come la Lega ha “nascosto” 20 milioni di euro per sfuggire ai giudici

(Marco Lillo per ‘Il Fatto Quotidiano‘)

Continua, con la storia del tesoro della Lega, la galleria di fatti e personaggi che emergono dalle telefonate dei leghisti intercettati tra il 2012 e il 2014. Abbiamo già svelato i retroscena dell’accordo Lega-Pdl con le minacce di Berlusconi a Maroni di usare la clava mediatica, l’impegno leghista per aiutare l’imprenditore Salini che mirava alle penali per la mancata costruzione del Ponte sullo Stretto, le chiamate di Malagò che cercava il voto di un leghista al Coni. L’indagine Breakfast della Procura di Reggio Calabria contiene intercettazioni della Dia effettuate sotto il coordinamento del pm Giuseppe Lombardo e del procuratore Federico Cafiero De Raho. Probabilmente le intercettazioni dell’indagine, che va avanti in gran segreto dal 2012, non porteranno a nulla sul piano penale. Ma devono essere pubblicate perché svelano fatti di rilievo pubblico dietro le quinte del potere.

Roberto Maroni ha trasferito 20 milioni di euro della Lega Nord alla Sparkasse di Bolzano e ha chiesto al suo legale, Domenico Aiello di costituire un trust o uno fondazione dove far confluire tutti i beni del partito per metterli al riparo dai leghisti amici di Umberto Bossi, come Matteo Brigandì. Le intercettazioni inedite dell’indagine Breakfast della Dia di Reggio Calabria svelano i retroscena di un giallo di cui si era occupato anche L’espresso con un articolo seguito da imbarazzate mezze smentite. Peter Schedl, allora direttore generale della Sparkassse, e il presidente attuale Gerhard Brandstätter (avvocato altoatesino e socio di studio di Aiello) hanno seguito il trasferimento dei fondi da Unicredit alla banca dell’Alto Adige. Aiello parla con Schedl il 14 gennaio 2013.

Aiello (A): l’operazione è quella di cui le ha accennato Gerhard

Schedl (S): Sì sì me l’ha accennata

A: Sto portando l’onorevole Stefani (tesoriere della Lega, ndr) in filiale a Milano ad aprire il conto (…) Brandstätter mi parlava di una cifra notevole. Quasi venti milioni e mi ha chiesto un’indicazione per il tasso

A: Il meglio che può fare, semplice. Andiamo via in una situazione che è il 3 e mezzo. Lui indicava il 4, c’ero io quando ha chiamato…

S: Il 4 non è possibile (…) facciamo così partiamo dal 3 e mezzo e poi da lì vediamo strada facendo.

Poi Aiello (A) chiama Brandstätter (B), allora presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano.

A: Siamo andati ad aprire il conto

B: Sì mi ha chiamato adesso per dirmelo

A: Ah okay domani gli arrivano sei milioni di euro.

A gennaio 2013 la disponibilità sul conto IT13Z06….6 sulla filiale di Milano di Sparkasse arriva a 19 milioni 817 mila e 469 euro. Nel 2014 i soldi saranno spostati, dopo l’arrivo alla segreteria di Matteo Salvini, in un conto di Banca Intesa. La ragione è in una mail del 21 febbraio 2013 del dirigente Sparkasse Paola Brunelli ad Aiello: “Il tasso attualmente applicato si intendeva legato a una determinata operatività… si era prospettata la possibilità di investire in fondi, azioni, Crbz, obbligazioni societarie ecc… successivamente siamo venuti a conoscenza del fatto che la legge 966-7-2012 art. 89 vieta ai partiti politici di investire la propria liquidità in strumenti finanziari diversi dai titoli emessi da Stati membri della Ue…”. Brunelli chiama il 12 marzo 2013 Aiello: “Che pasticcio! Questa cosa spicca agli occhi di qualcuno che venisse a fare dei controlli nel senso che mi dicono: ‘perché tutti gli altri clienti con patrimoni grossi hanno l’1,5 e questo ha il 3,5?!’”.

LA QUESTIONE BRIGANDì. All’origine del trasferimento del conto e dell’idea del trust c’è la questione Brigandì. L’ex parlamentare per anni legale di Bossi, in quel periodo fa valere i suoi vecchi incarichi. La Lega viene condannata a pagare milioni di parcelle e Maroni chiede contromisure ad Aiello. L’ipotesi nasce in vista delle elezioni 2013 ma rivive in estate dopo la vittoria in Lombardia. Aiello, intercettato senza essere indagato dal pm Giuseppe Lombardo di Reggio Calabria, riceve una telefonata di Maroni il 22 luglio 2013 alle 23. L’allora segretario gli dice di aver parlato con Calderoli per costituire, imitando Alleanza Nazionale, una fondazione dove trasferire tutto il patrimonio della Lega, mobiliare e immobiliare. La ragione? Maroni spiega: “In buona fede, non pensavo che si sarebbe arrivato a tanto, ma, se Bossi inizia a fare questo gioco, si impone una reazione, per evitare di rimanere in mezzo”. La questione della Fondazione, spiega Maroni, deve rimanere tra lui, Aiello, Calderoli e Carmine Pallino, un commercialista; “Non deve essere portata a conoscenza di altri”. Maroni sottolinea che bisogna trovare, rapidamente, il modo di separare il patrimonio dalla gestione del partito: “Bisogna fare la ‘bad company’ dove rimane dentro un cazzo”. Aiello replica che il notaio Busani l’aveva già studiata. Lui rispolvererà il progetto.

LEGA IN FUGA DAI PIGNORAMENTI. Effettivamente è antico. Già il 20 dicembre 2012 Aiello chiamava il suo collega Massimo Centonze e gli diceva che Maroni lo aveva autorizzato a creare un fondo separato “come fosse un trust” entro il 12 gennaio 2013 perché quel fondo dovrà essere il portafoglio della campagna elettorale. Aiello prosegue: il partito deve avere un patrimonio separato rappresentato da un conto corrente da aprire alla Sparkasse perché “se i nove milioni che sono stati pignorati li avesse avuti su questo fondo non potevano essere oggetto di sequestro”. Aiello dice che bisogna far presto “entro il 10 gennaio perché il 15 gennaio si presentano le liste e il timore di Maroni è che poi venga un ‘pazzo’ come il procuratore di Forlì Sergio Sottani che dice: ‘l’impegno di ogni singolo candidato per me costituisce una compravendita di candidatura’. Invece così il singolo candidato si impegna a versare direttamente sul patrimonio destinato”.

Aiello a gennaio 2013 confida anche al commercialista Massimo De Dominicis: “Noi dobbiamo segregare un patrimonio esistente di 20 milioni e uno nascente”. Entro il 10 gennaio. Anche perché “loro prendono una vagonata di soldi a dicembre e una vagonata a luglio e adesso è arrivata una vagonata di soldi”. De Domenicis: “Il veicolo migliore è il trust”, istituto giuridico di origine anglosassone usato in Italia per ragioni ereditarie o fiscali nel quale un soggetto (qui la Lega) trasferisce i beni al cosiddetto trustee. Poi Aiello il 9 gennaio 2013 chiama il notaio Busani per avere chiarimenti.

Busani (B): Quanti soldi parliamo di segregare?

Aiello (A): Almeno 10 milioni.

B: Hai paura di azioni esecutive?

A: Una l’abbiamo appena subita di 3 milioni, prestazioni professionali erano. Tra l’altro un dirigente della Lega Nord (Brigandì, ndr). Però prima vorrei capire la bontà della struttura che mettiamo in piedi…

B: Domenico, la bontà è che i soldi non sono più sul conto della Lega e vaffambagno. Se fanno l’esecuzione non li trovano!

Il 10 gennaio 2013 Aiello chiama Maroni preoccupato proprio per eventuali nuove azioni di Brigandì che “forse ha portato via altre carte che erano sue”. Poi suggerisce all’allora segretario: “In ragione di questo valuta ancora quello spostamento almeno di una parte del residuo, almeno il 50 per cento di quei fondi lì’ perché se questo qui già conosce quel conto corrente …”. Maroni rinvia all’indomani. Il trasferimento dei 20 milioni poi ci sarà. Il trust e la fondazione? “Io non ne ho più saputo nulla”, chiosa il notaio Angelo Busani.