Domani sarò alla presentazione di Tomaso Montanari per l’iniziativa Emergenza Cultura, il 7 maggio a Roma. Ci sarò in veste di “operatore culturale” ( mio dio che cacofonica definizione), come cittadino e come attivista politico. Ci sarò per intero, insomma. Che, in fondo, significa che torno a riprendere anche un discorso da cui mi ero preso una pausa, per chi ha orecchie per intendere
Ecco l’appello:
Il prossimo 7 maggio il popolo dell’articolo 9 scenderà in piazza, a Roma: perché è emergenza per la cultura.
Per dire sì al progetto di una Repubblica che «promuove la cultura»: e cioè che investa in cultura almeno il doppio di quello che sta facendo ora. Per dire sì a una Repubblica che promuova «la ricerca scientifica e tecnica»: e cioè che assuma giovani ricercatori. E che finanzi la ricerca: quella pubblica! Per dire sì a una Repubblica che «tutela il paesaggio»: e cioè che la smetta con le Grandi Opere e investa nella messa in sicurezza di un territorio allo stremo. Per dire sì a una Repubblica che «tutela il patrimonio storico e artistico della Nazione»: e cioè che lo mantenga, lo restauri, lo renda accessibile a tutti, non lo mercifichi.
E dunque per dire no alle scelte di Matteo Renzi e Dario Franceschini. Per dire di no allo Sblocca Italia che ha regalato il territorio della Repubblica alle trivelle e al cemento. Per dire di no alla distruzione sistematica della tutela attraverso il silenzio assenso delle soprintendenze e attraverso la contrazione e la confluenza di queste ultime in uffici diretti dalle prefetture, e cioè dal governo stesso. Per dire di no alle una tantum delle assunzioni, provvedimenti propagandistici che impediscono ai nostri giovani di immaginare una vita di lavoro in Italia. Per dire di no alla rimozione della storia dell’arte dalle scuole.
È a causa di queste scelte sbagliate se «il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione» sono oggi in gravissimo pericolo. Le generazioni future rischiano di non ricevere in eredità l’Italia che noi abbiamo conosciuto.
Tutela, lavoro, conoscenza: è questo il programma del 7 maggio. È il programma della Costituzione, non il programma di questo governo.
(Continua qui.)