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Essere le riforme, ad esempio

Ha ragione Pippo quando scrive che il primo appello di passione politica lo dobbiamo rivolgere ai noi stessi. Ieri di fronte a una piazza bellissima a Lavagna (città appena decapitata da un’inchiesta di mafia) abbiamo avuto l’ennesima prova di una voglia di politica che non si esaurisce ma piuttosto rischia di essere spenta. Spenta come si spengono le speranze tradite quando appassiscono per stanchezza.

Eppure basta una scintilla, un’occasione per stare insieme come accade in questo nostro tuo per il Paese, per riattivare l’intelligenza civile, la partecipazione e la capacità di progettazione. Anche ieri, con Luca e Pippo, ho avuto la sensazione di avere avuto il privilegio di fare un giro nel retropalco e scoprire che nonostante la sconcertante commedia che va in scena dietro le quinte c’è una vitalità piena. Tocca solo portarla in scena.

Sostituire questa blanda e stanca accolita di governanti con questo stesso Paese che si permette di riempire una piazza per discutere di uguaglianza, legalità e Costituzione. Una riunione condominiale politicissima nonostante qualcuno dica che la soluzione sia semplificare l’Italia abbattendo la politica. Siamo noi le riforme migliori da mettere in campo. Credetemi. Ognuno.