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Per chi vorrebbe convincerci che questa sia la stessa riforma dell’Ulivo

Andrea Pertici, professore di diritto costituzionale e punta di diamante della nostra squadra nel Tour RiCostituente, entra nel merito. Come piace a loro:

«L’argomento – rilanciato da Arturo Parisi in un’intervista a La Stampa – è ricorrente: questa riforma costituzionale sarebbe quella dell’Ulivo. Probabilmente il richiamo a questa positiva esperienza di centrosinistra – essenzialmente confinata nel biennio 1996-1998 (nonostante qualche successivo tentativo di rianimarla) – è dovuto al tentativo di alcuni esponenti del Partito democratico di convincere gli elettori “ulivisti” che quella è la loro riforma.

Ora, in realtà, il governo dell’Ulivo (cioè il primo governo Prodi) si tenne lontano dalle riforme costituzionali (non aveva neppure un ministro incaricato in materia), ma nel programma presentato dalla coalizione nel 1996, in effetti, la tesi n. 4 se ne occupava (brevemente). A scanso di ogni equivoco, vale la pena riportare letteralmente questa parte alla quale i sostenitori del parallelo con l’attuale riforma si attaccano con tanta enfasi.

Tesi n. 4

Una Camera delle Regioni

La realizzazione di un sistema di ispirazione federale richiede un cambiamento della struttura del Parlamento.

Il Senato dovrà essere trasformato in una Camera delle Regioni, composta da esponenti delle istituzioni regionali che conservino le cariche locali e possano quindi esprimere il punto di vista e le esigenze della regione di provenienza.

Il numero dei Senatori (che devono essere e restare esponenti delle istituzioni regionali) dipenderà dalla popolazione delle Regioni stesse, con correttivi idonei a garantire le Regioni più piccole.

Le delibere della Camera delle Regioni saranno prese non con la sola maggioranza dei votanti, ma anche con la maggioranza delle Regioni rappresentate.

I poteri della Camera delle Regioni saranno diversi da quelli dell’attuale Senato, che oggi semplicemente duplica quelli della Camera dei Deputati. Alla Camera dei Deputati sarà riservato il voto di fiducia al Governo. Il potere legislativo verrà esercitato dalla Camera delle Regioni per la deliberazione delle sole leggi che interessano le Regioni, oltre alle leggi costituzionali.

Ora, salva la qualificazione del «Senato della Repubblica» (questo rimane il nome) come «rappresentativo delle istituzioni territoriali», su ognuno dei punti di merito, la riforma costituzionale del 2016 risulta distante da quella prefigurata sinteticamente nel programma dell’Ulivo. Vediamo perché andando per punti:»

(continua qui)