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Il referendum non si vince con l’istinto

riforma costituzionale di questo governo. L’ho deciso fin dall’inizio per impegnarmi a viso aperto come succede a chi non ha ruolo politico ma sopporta di essere impolitico, peggio ancora apolitico. Sono principalmente contro questa riforma poiché l’occasione di superare il bicameralismo perfetto era troppo importante per svilirla con un Senato che si abolisce per finta e che si farcisce di politici che si votano tra loro, perché non sopporto che il senato diventi un dopolavoro per una categoria che al lavoro sembra proprio poco predisposta di natura; sono contrario alla riforma perché le competenze del (finto) Senato rimarranno moltissime e perché la riforma è scritta talmente male che sarà inevitabile avere una mole di procedure legislative che si bloccheranno troppo spesso per conflitti di attribuzione; viaggio per spiegare che questa brutta riforma a braccetto con quella brutta legge elettorale che è l’Italicum ci sarà una deformata idea di rappresentanza che non mi convince.

Studio, racconto e ascolto le diverse opinioni e ragioni. Mi capita anche (pensa te) di confrontarmi con sostenitori della riforma che si dimostrano preparati e in buona fede. So che sembra incredibile ma tant’è.

E non credo proprio che si possa pensare di girare l’Italia dicendo che questa riforma non va bene perché il nostro istinto primordiale non ama Renzi, la Boschi e le altre facce di questo governo. Attenzione: io non li amo proprio per niente, sia chiaro, ma una riforma costituzionale non merita di essere avversata nello stesso puerile modo in cui è stata proclamata. E quindi no, non sono d’accordo per niente con Grillo quando dice che “basta pensare a chi ha fatto questa riforma per capire che non va bene, anche senza capirla”.

(il mio buongiorno per Left continua qui)