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A proposito della riforma: una mia intervista

(Una mia intervista per unoetre.it, l’originale è qui)

1. Come arrivare all’appuntamento del voto con la piena consapevolezza della scelta che si sta facendo, indipendentemente dalla volontà di politicizzare la scelta “contro” o “a favore” di Renzi?

Informandosi e confidando in una propaganda intellettualmente onesta. Però mentre nel primo caso i cittadini sono autonomi purtroppo per quanto riguarda l’informazione mainstream (sia di giornali che televisioni) mi pare evidente che la tossicità di questi ultimi anni fatichi a garantire una prospettiva intellettualmente onesta. Sulla questione della renzizzazione del referendum invece secondo me entrambi i fronti dovrebbero avere la cura di ritenere la nostra Costituzione ben più importante del governante di turno. La carta costituzionale (e la legge elettorale) restano, i governi cambiano. La speranza e lo sforzo sono sempre per una discussione che stia sui temi.

2. In dieci parole, quanto è importante questo voto e perché?

La Costituzione è la carta fondamentale dei nostri diritti e della nostra democrazia. Disinteressarcene ci rende cittadini inutili.

3. Quarantasette articoli verrebbero modificati se la riforma passasse, c’è rischio che la propaganda del taglio dei costi e dei senatori monopolizzi il dibattito elettorale?

Certo. È già così. Quello che sorprende è che proprio questo governo ha demonizzato fin da subito l’utilizzo dei costi e della casta come clava politica per pestare gli avversari e ora che si trova in difficoltà decide invece di scendere nella stessa banalissima arena. Con questa riforma si affrontano invece molti aspetti fondamentali degli equilibri parlamentari e della morfologia del nostro Stato. Inseguire l’antipolitica può portare guadagni elettorali nell’immediato ma finisce per concimare un disinteresse e una disperazione verso la politica che sono già sopra i livelli di allarme. Siamo un Paese in cui la politica interessa più alle lobby, ai corruttori e alle mafie piuttosto che ai cittadini.

4. Come fare a spostare l’attenzione sui molti articoli della costituzione che si andrebbero a modificare e dunque sui cambiamenti al welfare sociale e ai diritti civili?

Cercando di essere seri. Non cedendo alla tentazione di essere banali e allo stesso tempo rispettando il dovere di essere comprensibili. Raccontando che la Costituzione e le leggi sono la sceneggiatura della vita quotidiana di tutti i cittadini. E non capire il copione poco prima di dover entrare in scena non è un granché. Credetemi.

5. I politici settecenteschi asserivano che le costituzioni avrebbero dovuto essere scritte per i demoni e non per gli angeli. Per chi è stata scritta questa riforma?

È stata scritta per chi vuole un Paese governabile, come ci ripetono spesso gli stessi estensori. Io, personalmente, preferisco un Paese governato e quindi con una classe politica in grado di farlo senza dover spostare le leggi sempre un po’ più in là. Io credo che i padri della Costituzione abbiano voluto che fosse vigile e quindi “opprimente”: la Costituzione è un argine. Trovo sempre patetico il potente che ha bisogno di fare il prepotente per governare perché non ci riesce rispettando le regole.

6. Renzi, tra le sue argomentazioni, sostiene che questa riforma fosse stata fortemente voluta da Berlinguer. Come ribatterebbe?

Non c’è bisogno di tirare in ballo Berlinguer per trovare sostenitori del superamento del bicameralismo perfetto ma purtroppo questa riforma non fa altro che svilire il Senato senza nemmeno troppo coraggio. In un articolo su Rinascita Berlinguer scriveva: «Di fronte a questo stato di cose, di fronte a tali e tanti guasti che hanno una precisa radice politica, non si può pensare di conferire nuovo prestigio, efficienza e pienezza democratica alle istituzioni con l’introduzione di congegni e di meccanismi tecnici di dubbia democraticità o con accorgimenti che romperebbero anche formalmente l’equilibrio, la distinzione e l’autonomia (voluti e garantiti dalla Costituzione) tra Legislativo, Esecutivo e Giudiziario, e accentuerebbero il prepotere dei partiti sulle istituzioni.»

7. Con la eliminazione di molte competenze e poteri alle regioni, attribuite alla potestà del governo, ne guadagnerà o perderà la sovranità popolare?

Ne perderà come succede ogni volta che si toglie la possibilità ai cittadini di scegliere. E inoltre si contraddice il principio stesso di un’Italia nata con la promessa di rispettare le autonomie. Tra l’altro, anche in questo caso, senza il coraggio di toccare i privilegi delle regioni a statuto speciale. Un pasticcio, insomma.

8. Per “punire” le regioni meno solerti si danneggiano quelle più virtuose?

Ma la storia dei “tagli” ai consiglieri regionali, ad esempio, è una pagliacciata: si spostano i soldi dalle indennità ai rimborsi. Ma il problema è l’approccio mentale: io non voglio uno Stato che dice “paghiamoli meno così rubano meno” ma uno Stato in grado di fare rispettare le regole e soprattutto partiti che si prendano la responsabilità di costruire una classe dirigente all’altezza. Se davvero si vuole colpire la mala politica basterebbe fare una volta per tutte una seria legge sui partiti che qui hanno la gestione e le responsabilità di una bocciofila. Senza toccare la Costituzione.

9. Come si distingueranno nella forma e nella sostanza i “tour” di Renzi dai “tour RiCostituenti” che la vedono impegnata in prima persona?

Posso parlare di noi: proviamo a raccontare quanto sia bello approfondire, quanto sia salutare allenare il muscolo della curiosità e quanto sia culturalmente importante l’alfabetismo costituzionale.

10. Lei ha più volte ribadito l’insofferenza di questo governo verso gli organi di controllo: “Un Senato che eliminerà il voto dei cittadini e che, svilito del suo ruolo, potrà essere utilizzato come un rifugio per i referenti politici delle mafie”. Cosa rischia la democrazia?

Rispondo semplice: voi che fiducia avete in senatori che si eleggono tra loro?