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Così Pavia s’è fatta nera

È piuttosto disordinato ultimamente questo ordine pubblico in un Paese in cui un presunto partito di sinistra fa cose di destra, dei quasi cinquantenni si atteggiano a giovani e la libertà di manifestare dipende dal tenesmo di un questore o di un potere.

Sabato sera Pavia è stata blindata per una manifestazione. Ce ne siamo accorti poco perché accadeva altro a Firenze dove la passerella del potere ha avuto gioco facile per inscenare il solito teatrino dei buoni contro i cattivi ma a Pavia un quartiere intero è diventato zona rossa.

Perché? Perché i fascisti hanno pensato bene di organizzare un corteo per ricordare un militante ucciso (dicono loro, scivolato in motorino dice la verità giudiziaria) negli anni settanta e la Questura e la Prefettura hanno pensato bene di accordare il permesso e allo stesso tempo negarlo al presidio antifascista. Attenzione: per tutti quelli che sono già lì lì a urlare dei “violenti incappucciati” è utile sapere che l’ANPI locale era tra gli organizzatori. E l’ANPI è un’accolita di vecchietti fuori dal mondo, ricordate?

L’ANPI ha invitato alla disobbedienza civile e il corteo antifascista si è tenuto fuori dalla “zona rossa” dove intanto pascolavano invece camerati che intonavano canti e mostravano il braccio teso (l’apologia di fascismo ormai è il reato più patetico del west, tra l’altro). Ah, con gli antifascisti e l’ANPI c’erano il sindaco di Pavia e alcuni consiglieri comunale, per dire.

Quindi? Indovinate chi le ha prese? Testa spaccata per Paolo, un attempato signore, scienziato di laboratorio, padre di due figli, iscritto storico all’associazione dei partigiani. Non oso immaginare cosa stesse facendo di così terribilmente pericoloso per allarmare il qualche poliziotto dal manganello facile. Poi altri contusi. Anziani. Bambini.

(il mio buongiorno per Left continua qui)