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Bravi, mi raccomando: un esercito in ogni cantone

Ma vi ricordate come si accartocciavano indignati ogni volta che qualche leghista o destrorso a Milano invocava l’esercito per garantire la sicurezza in città? Vi ricordate i dibattiti sulle ronde, sulla strumentalizzazione della paura, sulla Lega che proponeva soluzioni militari perché incapace di elaborare soluzioni politiche? Bene, non vale già niente, sappiatelo. Anche in questo campo si cambia verso tornando indietro.

Così mentre il sindaco Beppe Sala invoca l’esercito in via Padova succede che Salvini abbia la soddisfazione di notare come la sinistra arrivi «sempre troppo tardi sulle nostre stesse soluzioni» mentre il parlamentare milanese Fiano (Pd) dichiara di essere «sempre stato contro l’esercito ma ora ho cambiato idea», dalla Regione Lombardia i democratici (insieme ai compagni di Ambrosoli) dichiarano che è una «scelta di buon senso» e che l’esercito «è un deterrente», Stefano Boeri dice che «l’esercito è una dimostrazione di attenzione verso i cittadini» e così via in una serie di dichiarazioni di questo tenore.

La nuova regola è “se diciamo noi le cazzate degli altri allora vale”. E chissà cosa ne pensano quei democratici che provarono ad avanzare la stessa proposta tempo addietro e vennero additati di fascismo (Penati, ad esempio). Ma la nuova linea porta con sé un messaggio ancora più sottile: l’esercito non serve ma non riusciamo a farlo capire e allora mettiamo l’esercito. Si chiama arrendevolezza arraffaconsensi: è lo stesso vizio dei populisti anche se qui viene articolato come se fosse davvero una cosa seria.

Così nel grigio della giornata alla fine splende il pensiero diamantino di uno che la sicurezza la studia per professione: Roberto Cornelli è professore di criminologia, ex sindaco e dirigente del Partito democratico e sul suo profilo Facebook scrive che si può «provare a reagire alle emergenze con progetti strutturati ed evitando di ricorrere sempre e solo a “sedativi sociali”, tanto facili quanto spesso inefficaci».

Per chi fatica a intendere aggiunge anche una postilla:

«Sintesi per la stampa: la richiesta dell’esercito è un sedativo sociale, in grado di rassicurare sul brevissimo periodo e a dosi minime (se non diventa cioè una richiesta ricorrente). Per il resto (per ridurre la violenza o assicurare alla giustizia gli autori) serve a ben poco. Può essere addirittura dannoso se concepito come LA soluzione.»

E si torna a respirare. Per fortuna. In tempi di cialtroneria il buonsenso diventa una vetta altissima, del resto.

(il mio buongiorno per Left è qui)