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La lenta morte del maestro più alto del mondo. E quei medici che lavorano ancora perché manca la legge sulla tortura.

87 ore legate al letto per morire. Basterebbe vedere il video pubblicato da l’Espresso (qui) per rendersi conto che morire per un TSO come è successo a Francesco Mastrogiovanni è qualcosa che ci riporta a tempi e modi senza diritti.

Come scriveva in un suo articolo Gianfrancesco Turano:

«Ucciso per futili motivi. Si chiamava Francesco Mastrogiovanni, aveva 58 anni e faceva il maestro elementare. Mastrogiovanni non è morto in una rissa casuale con qualche teppista. In una mattina di fine luglio del 2009, un vasto spiegamento di forze dell’ordine è andato a pescarlo, letteralmente, nelle acque della costiera del Cilento (Salerno) e lo ha portato al centro di salute mentale dell’ospedale San Luca, a Vallo della Lucania, per un trattamento sanitario obbligatorio. Tso, in sigla. Novantaquattro ore dopo, la mattina del 4 agosto 2009, Mastrogiovanni è stato dichiarato morto. Durante il ricovero è stato legato mani e piedi a un letto senza un attimo di libertà, mangiando una sola volta all’atto del ricovero e assorbendo poco più di un litro di liquidi da una flebo. La sua dieta per tre giorni e mezzo sono stati i medicinali (En, Valium, Farganesse, Triniton, Entumin) che dovevano sedarlo. Sedarlo rispetto a che cosa non è chiaro, visto che il maestro non aveva manifestato alcuna forma di aggressività prima del ricovero.»

Ora finalmente sono arrivate le condanne. Come scrive Giovanni Tizian (qui): “Dopo sette lunghi anni dunque la sentenza di appello: gli undici infermieri, assolti in primo grado, sono stati condannati, ciascuno di loro ad un anno e tre mesi di reclusione, pena, però, sospesa. Sconto di pena invece per i medici condannati dal tribunale in quanto sono state riconosciute le attenutanti generiche. Per loro l’accusa è di falso in atto pubblico. Per tutti pena sospesa e sospese anche le misure interdittive.”

Ma i medici condannati continuano a lavorare. Il perché lo spiega bene Giustiziami sul suo sito:

«gli imputati, condannati a vario titolo per omicidio come conseguenza del sequestro di persona e falso, torneranno in corsia.Ed è questa la conseguenza più preoccupante alla fine di un iter giudiziario tortuoso e che come altre vicende sconta il fatto che l’Italia non ha mai ratificato la convenzione internazionale che prevede la tortura come reato tipico del pubblico ufficiale.»

La legge contro la tortura. Già.