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Sempre Corsico: dopo l’inciampo della sagra dello stocco ora nega una via a Lea Garofalo

Saranno segnali, casualità o leggerezze ma intanto i messaggi che continua a mandare il comune di Corsico di sicuro sono preoccupanti. Ne scrive Il Giorno:

«Corsico, 24 novembre 2016 – Il paradosso che si consuma a Corsico, stretto hinterland milanese, parla di una commissione antimafia, istituita all’interno del consiglio comunale, e, allo stesso tempo, di un secco no quando un consigliere della minoranza si alza in piedi per proporre l’intitolazione di una piazza alla testimone di giustizia Lea Garofalo uccisa dalla ’ndrangheta. Un passo indietro: siamo nella stessa città dove, ormai un mese fa, è stato annullato in tutta fretta il festival dello stocco di mammola, tradizionale sagra calabrese con referente Vincenzo Musitano, imparentato con boss della ’ndrangheta. Bufera alimentata dal clima intimidatorio che hanno dovuto subire consiglieri e cittadini: fischi, minacce e insulti dal pubblico, appena si è nominata la parola ’ndrangheta. Si era dovuta muovere anche la commissione regionale antimafia per incoraggiare provvedimenti e indagini. Fino a martedì sera. Consiglio comunale, tutti d’accordo: la commissione interna per mettere luce sulla faccenda si fa. Poi, si discute di intitolare una piazza a Lea Garofalo. Lo propone il neo consigliere dei 5 Stelle Stefano Iregna. Niente da fare. La piazza non si fa. «Sono contrario, se si dovrà intitolare una piazza sarà a eroi antimafia: la scorta di Falcone», risponde il sindaco che aggiunge – dopo – «senza nulla togliere alla donna». Allora, propone la minoranza, si dedichi a entrambe le vittime.

No del sindaco e di tutta la maggioranza. «Contaminare le due situazioni lo trovo svilente per entrambi i personaggi», ha aggiunto l’assessore Cristina Villani. Indignati i consiglieri di opposizione che riportano alla memoria quel consiglio comunale di 3 anni fa, dove l’allora consigliere, oggi assessore, Giacomo Di Capua (Lega, lo stesso che è comparso sul manifesto del Festival dello stocco) aveva posizionato proprio accanto alla bandiera di Lea Garofalo quella di un sindacato, sostenendo che se c’era quella della testimone di giustizia poteva esserci anche la sua.»