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Lui, che aveva impostato tutta la sua vicenda politica e umana sulla speranza, ridotto a brandire il panico e l’angoscia.

(niente da aggiungere a ciò che scrive qui Alessandro Gilioli:)

«Il governo tecnico non lo posso scongiurare io, lo dovete scongiurare voi con il Sì. Il rischio c’è, è evidente».

Così, a una settimana dal voto, il premier ci ha riportati alla casella di partenza. All’après moi le déluge.

Erano già diversi giorni che la cosa montava: la riduzione totale del referendum costituzionale alle conseguenze per i prossimi sei mesi, per il prossimo anno e mezzo ad essere generosi. Tutti i buoni propositi – “confrontiamoci sui contenuti”, su quello che di migliorativo o peggiorativo può portare la riforma costituzionale alla forma della Repubblica – sono andati gradualmente in vacca.

Ma così siamo perfino un po’ peggio della casella di partenza, a 11 mesi fa, quando Renzi diceva semplicemente che in caso di sconfitta avrebbe «fatto altro nella vita».

Perché adesso l’alternativa brandita al Sì è direttamente la Troika. Altro che “personalizzazione”: è più propriamente ricatto. Come se, oltre Renzi, non ci fosse la politica – nessuna possibilità di politica – ma solo la tecnocrazia. Il capo del governo in carica si vende come ultimo baluardo contro la tecnocrazia e il montismo: ciò che gli italiani più hanno – fondatamente – detestato. Ciò che nessuno vuole. Après moi le déluge, appunto.

È possibile che sia una mossa disperata, come dicono alcuni.

È possibile però anche che così invece lo vinca, questo referendum: per paura. Incutendo paura. La paura di acque inesplorate, la paura dello spread, la paura della Troika.

Sì, lo dico tranquillamente: ne conosco diversi, tra conoscenti e parenti, tra cui questa cosa ha effetti. Anche un vicino di casa, ieri, funzionario dello Stato, persona perbene: «D’accordo, la riforma fa schifo, ma se vince il No poi chi governa?». Troppa paura del domani mattina, il mio vicino perbene e funzionario dello Stato.

Insomma, se Renzi dovesse vincere, tra una settimana, avrà vinto così: con l’arma del terrore.

Con il ricatto della Troika e della tecnocrazia.

Lui, che aveva impostato tutta la sua vicenda politica e umana sulla speranza, ridotto a brandire il panico e l’angoscia. Cha parabola strana, e a cosa costringe la politica quando è soprattutto potere.

(continua qui)