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India: la compagnia mineraria punta la montagna sacra dei Dongria Kondh

(da greenreport.it)

La battaglia dei Dongria Kondh, un piccolo popolo tribale dell’India, che in molti hanno paragonato a quella dei Na’vi che nel film Avatar lottano contro le compagnie minerarie terrestri per salvare il loro pianeta Pandora, non è ancora finita. Survival International denuncia che «Una compagnia mineraria sta cercando nuovamente di aprire una miniera nella montagna sacra dei Dongria Kondh, nonostante il verdetto negativo della Corte Suprema e la forte opposizione della tribù».

Si tratta dell’Odisha Mining Corporation (Omc) – in passato associata alla multinazionale britannica Vedanta Resources che sembra avr rinunciato all’affare – che sta cercando ancora una volta di aprire una miniera di bauxite nelle colline di Niyamgiri che sono sacre per i Dongria Kondh, che dipendono dalle risorse montane e che gestiscono quest’ambiente da millenni. Ѐ il loro territorio ancestrale: una zona collinare coperta di dense foreste, gole profonde e ruscelli impetuosi. Essere un Dongria Kondh vuol dire coltivare le fertili vallate delle colline, raccoglierne i prodotti, venerare il dio della montagna, Niyam Raja, e le colline da lui governate, come la Montagna della Legge Niyam Dongar, alta 4.000 metri. Per un decennio 8.000 Dongria Kondh hanno vissuto sotto la minaccia dei progetti della Vedanta Resources, che avrebbe voluto estrarre dalle loro colline bauxite per un valore stimato di 2 miliardi di dollari. La multinazionale mineraria, con il consenso del governo dello Stato e di quello indiano, progettava di aprire una miniera a cielo aperto che avrebbe violato Niyam Dongar, interrotto il corso dei fiumi e segnato la fine dei Dongria Kondh come popolo.

Nel 2013 i Dongria Kondh convocarono 12 consultazioni nei loro villaggi e tutte respinsero il progetto minerario, dopo questa prova di unità e la mobilitazione dell’opinione pubblica internazionale, il governo di New Delhi negò le autorizzazioni necessarie al colosso minerario Vedanta Resources e Survival ricorda che «Fu una vittoria eroica alla Davide e Golia contro la compagnia quotata alla borsa di Londra e l’azienda statale Omc». Una vittoria celebrata in tutto il mondo dai popoli autoctoni e dagli ambientalisti, che videro nella lotta dei Dongria Kondh un esempio da seguire per impedire alle multinazionali di colonizzare, devastare e distruggere i loro territori ancestrali nel nome di uno sviluppo che porta solo inquinamento, soprusi e miseria.

Survival spiega che «A febbraio di quest’anno, la Omc aveva chiesto alla Corte Suprema il permesso di tenere nuovamente lo storico referendum con cui i Dongria avevano rifiutato all’unanimità le attività minerarie su larga scala nelle loro colline sacre. A maggio la richiesta è stata respinta dalla Corte Suprema». Ma il giornale economico indiano Business Standard ha recentemente rivelato che l’Omc sta preparandosi a fare un nuovo tentativo di avviare attività estrattive, dopo aver ottenuto il via libera dal governo dello stato indiano dell’ Odisha.

Il leader Dongria Lodu Sikaka è molto preoccupato ma annuncia battaglia: «Siamo pronti a sacrificare le nostre vite per la Madre Terra, non la abbandoneremo. Lasciate che il governo, gli uomini d’affari e le compagnie discutano e reprimano le nostre idee quanto vogliono; noi non lasceremo Niyamgiri, la nostra Madre Terra. Niyamgiri, Niyam Raja, è la nostra divinità, la nostra Madre Terra. Noi siamo i suoi figli».

A Survival sottolineano che «Per i popoli indigeni come i Dongria, la terra è vita. Soddisfa tutti i loro bisogni materiali e spirituali. Fornisce cibo, case e indumenti, ed è il fondamento della loro identità e del loro senso di appartenenza. Il furto delle terre indigene distrugge popoli auto-sufficienti e i loro stili di vita differenti. Provoca malattie, impoverimento e suicidi». E l’Ong internazionale che difende i popoli autoctoni annuncia che sarà al fianco degli indigeni indiani: «Solo la coraggiosa resistenza dei Dongria per difendere le colline sacre è riuscita a fermare una miniera che avrebbe devastato l’area: un’ulteriore prova del fatto che i popoli indigeni sanno prendersi cura dei loro ambienti meglio di chiunque altro. Sono i migliori conservazionisti e custodi del mondo naturale, e proteggere i loro territori è una soluzione efficace per contrastare la deforestazione e altre forme di degrado ambientale».