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A che punto siamo con l’inchiesta Consip (e perche il padre di Renzi aveva paura di essere arrestato)

ANDREA ORLANDO: “CONTRO I MAGISTRATI, RENZI SI CERCHI UN ALTRO MINISTRO”

Estratto dell’intervista di Fabrizio D’Esposito per il “Fatto quotidiano”

[…] Renzi, meglio, qualche renziano pretendeva un’ attenzione maggiore (sul caso Consip).

Precisiamo: qualche renziano. Io non ho girato la testa dall’ altra parte, ho scritto al procuratore generale per eventuali anomalie nell’ attività della polizia giudiziaria: non ho azionato l’ attività ispettiva perché non emergevano profili disciplinari. Tutto questo, come sempre, l’ ho fatto senza alcun carattere intimidatorio. Se i renziani che mi hanno criticato pensavano che utilizzassi i poteri ispettivi come una clava contro l’ autonomia della magistratura hanno sbagliato persona.

I VERBALI DEL SINDACO DI RIGNANO: «”TEMO CHE MI ARRESTINO” MI CONFESSÒ BABBO RENZI»

Giacomo Amadori per “la Verità”

Anche se Matteo Renzi nei giorni scorsi, scortato dalla fanfara entusiastica dei giornali, sembrava aver già assolto suo padre Tiziano Renzi dalle accuse di traffico di influenze illecite nella vicenda Consip, gli inquirenti romani stanno preparando il secondo round. In particolare nella prossima fase i pm della Capitale potranno far conto sulle perquisizioni e sugli interrogatori svolti a marzo, prima che scoppiasse il caso dei presunti falsi del capitano del Noe, Gianpaolo Scafarto, che hanno fatto calare il sipario mediatico sull’ inchiesta.

Infatti, a quanto risulta alla Verità, qualche buona cartuccia contro Renzi senior è rimasta in tasca ai magistrati. In particolare viene considerata rilevante la testimonianza del sindaco di Rignano sull’ Arno, Daniele Lorenzini, ritenuto sino a quelle dichiarazioni un renziano di oro zecchino. Così renziano da difendere babbo Tiziano in ogni occasione. Ma non al punto da mentire davanti ai pm, mettendo a rischio la propria fedina penale. Venerdì 3 marzo è stato sentito in due tornate dal pm di Roma, Mario Palazzi, e da quello di Napoli, Henry John Woodcock.

Nell’ occasione ha confermato quanto già svelato dalla Verità il 6 novembre scorso sulle fughe di notizie, ma vi ha aggiunto un particolare clamoroso. Ha detto che nell’ autunno scorso «Tiziano Renzi aveva paura di essere arrestato». Il verbale è stato compilato da Palazzi e riletto a Daniele Lorenzini dallo stesso pm.

Renzi senior aveva convocato Lorenzini nel suo ufficio e lo aveva reso partecipe della sua preoccupazione per un’ inchiesta napoletana «riguardante una persona che avrò visto una volta». Il personaggio in questione era Alfredo Romeo, poi arrestato per corruzione lo scorso 1 marzo su richiesta della procura di Roma. Lorenzini ha riassunto così con la Verità il passaggio cruciale del suo verbale: «Mi parlò della Procura di Napoli senza fare il nome del pm Woodcock e mi disse con tono angosciato “mi stanno controllando” o qualcosa di simile, tanto che mi fece lasciare il telefonino in ufficio. Ci recammo a parlare nel piazzale esterno, quello che si affaccia sul fiume». Per Lorenzini quel giorno l’ amico «era preoccupatissimo». Insomma l’ inchiesta, che ora per tutti i giornali è una semplice bolla di sapone, tra settembre e ottobre scorso aveva agitato a tal punto babbo Renzi da fargli temere le manette.

Per un inquirente contattato dalla Verità questo non è un dettaglio trascurabile, visto che tradirebbe la coscienza non proprio pulita dell’ indagato. «Tiziano Renzi aveva paura che, se la notizia dell’ inchiesta fosse uscita prima del referendum, il figlio avrebbe perso la consultazione», ha aggiunto Lorenzini con i magistrati. A mettere ansia al babbo dell’ ex primo ministro erano anche le continue fughe di notizie a suo favore effettuate da investigatori infedeli. La prima sarebbe avvenuta a settembre, quando l’ apprendista faccendiere Carlo Russo, inquisito nell’ inchiesta insieme con Renzi senior, rinviò con Romeo «l’ accordo quadro» che avrebbe dovuto garantire a babbo Tiziano 30.000 euro al mese e 5.000 bimestrali allo stesso Russo per il loro lavoro di lobbing nei confronti dell’ amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni.

Il 7 dicembre l’ ex autista del camper di Matteo Renzi alle primarie, Roberto «Billy» Bargilli, telefona a Russo e gli dice con tono d’ intesa: «Scusami ti telefonavo per conto di babbo mi ha detto di dirti di non chiamarlo e di non mandargli messaggi». Nell’ audio (anche se Bargilli in una conferenza stampa aveva dichiarato trattarsi di un sms) il tono di Billy è amichevole e Russo dà l’ idea di intendere al volo il senso del messaggio, annuisce e attacca. Fughe di notizie gravi quasi quanto i reati contestati che avrebbero chiaramente potuto portare a un arresto per inquinamento probatorio.

Per questo probabilmente Tiziano già a ottobre aveva esternato all’ amico e medico personale Lorenzini le sue palpitazioni. Oggi il sindaco è stato espulso dalla cerchia ristretta degli amici del Giglio magico per presunto alto tradimento, dopo che, secondo babbo Renzi, era diventato «il problema». Ma le soprese potrebbero non essere finite. Infatti nei prossimi giorni il capitano dei carabinieri del Noe, Gianpaolo Scafarto, accusato di falso dalla Procura di Roma, consegnerà la sua memoria difensiva che potrebbe ribaltare alcune sentenze già scritte dai giornali, garantisti con babbo Renzi, ma colpevolisti nei confronti del militare «nemico» della famiglia dell’ ex presidente del Consiglio.

Infatti, a quanto risulta alla Verità, l’ ufficiale spiegherà in modo circostanziato come siano stati possibili i due errori inseriti nell’ informativa finale del 9 gennaio scorso, quella in cui veniva attribuita a Romeo una frase del suo consulente, Italo Bocchino, e la presunta pista farlocca dei servizi segreti. Proprio sul ruolo degli 007 nelle possibili fughe di notizie, l’ investigatore del Noe sarebbe pronto a fare nuove rivelazioni.

Intanto Tiziano Renzi e Carlo Russo continuano a impegnarsi in politica. Quest’ ultimo è interessato alle primarie del Pd e sebbene abbia smesso di scrivere su Facebook, ha inserito tra gli eventi da non perdere proprio la consultazione del 30 aprile e il confronto tv tra Matteo e i suoi contendenti. I gruppi di cui fa parte non lasciano dubbi su chi gli faccia battere il cuore: si va da «In cammino con Matteo Renzi» al «Popolo del Sì», da «Primarie sempre e comunque» a «Informazione libera con Renzi e il Pd» a quelli intitolati a «Matteo presidente» in tutte le sue declinazioni.

Unico nemico, i grillini: «Contro Movimento 5 stelle lotta democratica» è uno dei gruppi selezionati. Anche Tiziano è indaffarato ad allestire la campagna elettorale contro l’ ex amico Lorenzini per la poltrona di sindaco di Rignano. In paese sono attesi i comizi del ministro Maurizio Martina e dello stesso Matteo Renzi. Ma se Tiziano è concentrato sulla sua vendetta, i magistrati continuano a indagare, nonostante l’ indifferenza dei media, su di lui, sui suoi vecchi collaboratori e su alcune aziende con cui è stato in affari. Nessun giornalista ha ritenuto interessante che babbo Renzi nel 2014 abbia provato a cedere l’ azienda di famiglia a una società il cui socio occulto era in quel momento un suo coindagato per bancarotta fraudolenta.

Non ha suscitato curiosità neppure l’ inchiesta della Procura di Cuneo su un’ altra bancarotta e su una presunta truffa ai danni dell’ Inps contestate, tra gli altri, a due stretti collaboratori di Tiziano Renzi, Mirko Provenzano ed Erika Conterno, soci e compagni di vita. La Eventi 6 della famiglia Renzi, attraverso le società della coppia, la Direkta Srl (per il cui crac procede la Procura piemontese) e la Kopy 3, veicolò ricchi prestiti a una società in dissesto finanziario, «operazione fatta risultare – scrivono i pm – come “affitto azienda” dalla Web & press edizioni Srl di Firenze», l’ azienda che aveva incamerato finanziamenti per le campagne elettorali di Matteo Renzi, compreso quello di Luigi Lusi, il tesoriere della Margherita condannato a 7 anni per appropriazione indebita.

Nell’ inchiesta piemontese è coinvolta pure Miriam Mammoliti, storica organizzatrice della Leopolda renziana: la donna è sospettata per lo «sbianchettamento» dei bilanci della Direkta e della Kopy 3. Ebbene, nei giorni scorsi un sottufficiale del nucleo operativo del fruppo Firenze 2 della Guardia di finanza ha chiesto al curatore fallimentare cuneese Alberto Peluttiero le carte sugli scambi commerciali tra Direkta e Kopy 3 (le società di Provenzano e Conterno).

Che cosa c’ entrano queste due aziende piemontesi con Firenze? Forse la richiesta è legata agli affari intercorsi con la Eventi 6? Scambi così interessanti che nel procedimento della Procura di Cuneo i pm hanno depositato anche le intercettazioni tra Conterno e i genitori di Matteo Renzi, Tiziano e Laura. L’ ennesima notizia che sugli altri giornali non ha avuto nemmeno l’ onore di una breve in cronaca.