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E vedrai che le elezioni bloccheranno il nuovo codice antimafia

C’è un provvedimento fermo da tre anni che non è mai riuscito a ritagliarsi il giusto spazio nel dibattito pubblico: il nuovo Codice antimafia rischia di rimanere bloccato, praticamente perso, per la fregola delle elezioni imminenti. Chiariamo subito: non sono certo le elezioni a rendere vano l’impegno solo simulato per una serie di leggi che rischierebbero davvero di rendere più forte la lotta alle mafie e alla corruzione. Questo governo (anche questo) ha reso l’antimafia un lacrimevole spettacolo da mandare in diretta su Rai Uno in memoria di Giovanni Falcone dimenticandosi di avere a disposizione un Parlamento che dovrebbe occuparsi di leggi e non di twittare elogi funebri.

«Le novità introdotte – ha detto Franco Roberti, Procuratore nazionale antimafia – sono fondamentali. Cito, di seguito, le più importanti per capire cosa rischiamo di perdere se la legge non dovesse essere approvata: la nuova struttura e i nuovi poteri dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati; la disciplina degli amministratori giudiziari; il divieto di giustificare la provenienza dei beni come reimpiego di somme frutto di evasione fiscale; il controllo giudiziario delle aziende che consente a quelle sospette di andare comunque avanti anche se sotto controllo; la previsione di strumenti finanziari per gestire e valorizzare le imprese sequestrate; i tribunali distrettuali per le misure di prevenzione».

Dentro il nuovo Codice ci sarebbe anche, per dire, quella liberalizzazione della cannabis che toglierebbe alle mafie un importante mercato. Ma niente. Perché da noi funziona così: il Parlamento si coagula intorno agli interessi personali e per la propria sopravvivenza ma poi si rammollisce quando si tratta di fare sul serio.

 

(continua su Left)