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“Profugo? Una randellata nel muso”: la legge secondo i carabinieri di Aulla

Ecco qua:

«I negri sono degli idioti, sono delle scimmie». «Profugo? Io ti do una randellata nel muso se non stai zitto». «Minchia, le botte che hanno preso quei due neri». «Lo abbiamo preso, lo saccagnavamo di botte perché non voleva entrare in macchina… quante gliene abbiamo date». «Come siamo caduti in basso! Questa (parlano di Alessandra Mussolini – ndr) dice: “Tagliate i capelli al negro clandestino”. Il nonno tutte saponette ha fatto. Cioè, vuoi mettere la differenza proprio di utilità di sta gente? Ha capito tutto tuo nonno, te non capisci un c…». Conversazioni a ruota libera fra i carabinieri in servizio in Lunigiana. Intercettate dalle microspie piazzate nelle auto di servizio nel corso dell’inchiesta della procura di Massa costata l’arresto a quattro di loro e l’allontanamento dalla provincia di altri quattro, mentre ulteriori 18 militari e 4 civili sono indagati. L’inchiesta documenta decine e decine di reati, fra cui almeno cinque brutali pestaggi subìti nell’ultimo anno da un clochard polacco e da immigrati nordafricani, uno dei quali sbattuto a terra, la faccia schiacciata con una scarpa contro l’asfalto, la canna della pistola in bocca, pugni e calci in tutto il corpo. Emergono anche condotte non così violente ma spregevoli, come fare pipì sui materassi sui quali dormivano degli extracomunitari.

«Se i nostri vertici volessero veramente che smettono con i furti… ci danno carta bianca. Per un mese… tu nel giro di un mese debelli il 90% dei delinquenti. Carta bianca però ci vuole, eh! Guarda anche senza uccidere… Tutti i marocchini che ci stanno qua, che spacciano, che cosano… li prendi una volta al giorno, li carichi in macchina… tutti i giorni e li gonfi di botte. Gli devasti la casa, gli devasti tutto quello che c’ha. Un po’ di sana violenza, vedi che nel giro di un mese già le cose son cambiate da così a così».

E come fare a impedire alla gente di andare a comprare droga? Una scarica di multe per violazioni del codice della strada, inventando eccessi di velocità o il mancato uso delle cinture di sicurezza. «Bisogna cominciare a seminare il terrore tra quelli che comprano (droga – ndr)! Via soldi, punti, patenti, via!».

Poi se qualche auto aveva il contrassegno dell’assicurazione scaduto, bastava bucare le gomme. Punizione toccata anche a una sarta colpevole di fare prezzi troppo alti.

È come se Aulla e l’intera Lunigiana fossero una sorta di Far West, con tanto di sceriffi giustizieri armati fino ai denti. Agli indagati sono stati sequestrati alcuni taser, storditori elettrici con cui – diceva uno di loro – «ogni tanto damo una scaricatella a qualcuno». E poi manganelli, pugnali, coltelli a serramanico, un’ascia, che gli indagati tenevano in casa, in auto e anche in caserma. Alcuni erano arrivati a immaginare di uccidere in caserma un marocchino per far finire nei guai un maresciallo colpevole di aver avviato un procedimento disciplinare contro uno di loro. Secondo loro, nell’Arma tutti si dovevano sostenere. «La regola madre per fare il carabiniere è che quello che succede qua non se deve venì a scoprì. È cosa nostra. Proprio come la mafia». E la pm che ha “osato” indagare su di loro «deve morire, e male anche».

Il gip Ermanno De Mattia sottolinea la propensione alla violenza e l’intenso odio razziale che anima molti degli indagati. A proposito del brigadiere Alessandro Fiorentino, da mercoledì in carcere, scrive: «L’imponente mole di elementi indiziari ne dimostra un impressionante abituale ricorso alla violenza». E aggiunge: «Non è in grado di svolgere la sua attività di Carabiniere senza commettere numerosi e frequenti delitti… E, soprattutto quando si trova a interagire con extracomunitari o con persone socialmente emarginate, è privo di qualsiasi capacità di autocontrollo».