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L’inglese sui musulmani a Londra è semplicemente un terrorista. Collega dei terroristi

Non sono molto d’accordo con chi in queste ore sta sventolando Darren Osborne, il quarantasettenne di Cardiff che ha investito a Londra un gruppo di fedeli musulmani all’uscita di una moschea a Finsbury Park uccidendone uno e lasciandone per terra feriti una decina, come “piccola vendetta” contro l’islamofobia che sta attraversando l’Europa. Non trovo nemmeno molto intelligente provare a raccontare che questa vicenda dimostri che “tutto è terrorismo” e quindi “niente è terrorismo”.

Il terrorismo e il terrore, in generale, sono temi troppo importanti per cadere nella tentazione di usare una tragedia a parti invertite come sponda per attaccare i fanatici al contrario: Darren Osborne è un terrorista. Ne ha tutti i connotati:

È un disperato. Innanzitutto. Preso dalla disperazione che rende ciechi e violenti. Come tutti i disperati odia il nemico che gli viene più facile.

È un ignorante. Convinto, come tutti gli ignoranti, che una fede o una razza o una provenienza sia una matrice umana. Il nemico è l’Islam, pensa a una moschea, si lancia contro gente sul marciapiede. Vive nella convinzione delle sue facili (e false) generalizzazioni che gli rendono semplice il quadro dei buoni e dei cattivi. Ed è una visione così squinternata che convinto di essere dalla parte del bene diventa una bestia che imita le modalità del male.

Crede di essere un simbolo. Nella sua pazzia ha pensato che il suo gesto avesse un significato universale, allo stesso modo di come quegli altri imprecano contro l’Occidente lui ha urlato contro i musulmani. Chissà come reagirà quando scoprirà (ma lo saprà mai?) di essere solo un criminale.

Crede in leggi al di sopra della legge. È rimasto talmente affogato nella melma dei suoi ideali da convincersi di avere un ruolo divino per imporre la propria idea di giustizia.

È stato “salvato” dai suoi nemici. Anche lui si è trovato di fronte a vittime che hanno avuto l’equilibrio e l’intelligenza di rispondergli con la violenza. L’imam Mohammed Mahmoud ha evitato che l’uomo venisse linciato a morte dalla folla inferocita. Ha tentato di distruggere una comunità che l’ha trattato nel rispetto della legge dimostrandosi migliore di lui.

Colleghi. Semplicemente.

Buon martedì.

(continua su Left)