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Lo Ius soli, il pavido premier e il ministro piccolo piccolo

«Si è trattato di una decisione di buon senso». Da Bruxelles, a margine del Consiglio affari esteri, il ministro agli Affari esteri, Angelino Alfano, ha risposto così  alle domande sul voto per lo Ius Soli che Gentiloni ha rimandato all’autunno. E che in realtà vedrete che non passerà mai.  «Molti dicono che sia stato un nostro successo – ha continuato – ma noi crediamo sia stato un successo della ragionevolezza perché farlo adesso, nel pieno degli sbarchi e poco prima della pausa estiva, sarebbe stato contro ogni logica. Abbiamo apprezzato il comportamento del premier Gentiloni che non ha rinunciato all’idea di approvarlo, ma in questo momento temporale ha deciso con grande realismo la cosa giusta».

Ecco, se si volesse davvero avere il coraggio di dire le cose come stanno, il problema vero del mancato voto sullo Ius Soli è tutto qui: avere reso fondamentale un patetico ministro come Angelino Alfano (e quel minuscolo caravanserraglio che è il suo volubile partito) elemento fondamentale di un intero governo. “Angelino sempre in piedi”, con il suo 3% che non prenderà mai più, decide le sorti di una legge che tutti dichiaravano fondamentale e che invece si incaglia.

E non si incaglia su chissà quali articolati pensieri. No. Si incaglia sul servilismo di Alfano verso il «sentimento popolare» e sugli istinti bassi di una campagna elettorale che è già cominciata da un pezzo. E non solo: si incaglia sull’enorme bugia che questa legge abbia a che vedere con gli sbarchi, mentre in realtà non c’entra nulla con l’ondata migratoria.

E Gentiloni (e i suoi) permettono ad Alfano di dichiarare che «farlo adesso, nel pieno degli sbarchi e poco prima della pausa estiva, sarebbe stato contro ogni logica».

Che vergogna. Per Alfano. Per Gentiloni. Che vergogna.

Buon martedì.

(continua su Left)