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«Negli Stati Uniti capiscano che tutti, lavoratori e lavoratrici, debbano essere retribuiti allo stesso modo. Non in modo simile. Non quasi allo stesso modo. Alla pari»

Il 31 luglio negli Stati Uniti era il Black Women’s Equal Pay Day, per protestare contro il cosiddetto “gender pay gap”, cioè la differenza tra la retribuzione maschile e quella femminile e, in particolare, tra le retribuzione dei maschi bianchi e delle donne nere. Il 31 luglio del 2017 è stato infatti il giorno in cui le donne nere negli Stati Uniti sono arrivate a guadagnare in media quello che i loro colleghi maschi bianchi hanno guadagnato nel 2016: le donne nere, per arrivare alla parità salariale, hanno cioè dovuto lavorare tutto il 2016 e fino al 31 luglio del 2017.

Come contributo per il Black Women’s Equal Pay Day la tennista Serena Williams ha scritto una lettera pubblicata su Fortune. Williams parte da una serie di dati: dice che gli stipendi delle donne nere sono mediamente inferiori del 17 per cento rispetto a quelli delle donne bianche e che per ogni dollaro che guadagna un uomo, le donne nere guadagnano 63 centesimi (le donne bianche 80 centesimi). Il gender pay gap colpisce anche chi ha un’istruzione universitaria e vale anche nella Silicon Valley. Williams scrive di essere in una posizione di privilegio e che se un giorno non avesse preso in mano una racchetta da tennis lei stessa si troverebbe all’interno di questa classifica che riguarda 24 milioni di donne nere negli Stati Uniti:

«Insieme cambieremo la storia, ma dovremo combattere per ogni centesimo. Crescendo, mi è stato detto che non sarei riuscita a realizzare i miei sogni perché ero una donna e, soprattutto, a causa del colore della mia pelle. In ogni fase della mia vita, ho dovuto imparare ad alzarmi da sola e a parlare. Sono stata trattata in modo sleale, sono stata scoraggiata dai miei colleghi maschi e, nei momenti più dolorosi, sono stata oggetto di commenti razzisti dentro e fuori il campo da tennis. (…) Queste ingiustizie fanno ancora male».

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