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L’odore di ‘ndrangheta nelle cave trentine

Ferruccio Sansa per Il Fatto Quotidiano:

Il male invisibile ha colpito il Trentino. “È una ‘ndrangheta occulta“, per usare le parole dell’ex ‘ndranghetista Luigi Bonaventura. Guardi la cattedrale di San Vigilio, gli universitari che affollano la piazza, lo splendido Muse di Renzo Piano. Ecco Trento in cima a tutte le classifiche per la qualità della vitad’Italia. Nonostante questo, o forse proprio per questo, la ‘ndrangheta è arrivata fin qui. Ieri la Commissione parlamentare antimafia ha tenuto tre incontri in città. È il primo segno. Nel primo semestre dell’anno scorso sono state 870 le operazioni bancarie o finanziarie segnalate in Trentino perché potevano nascondere riciclaggio di denaro sporco. Mentre la Direzione Investigativa Antimafia parla di 903 segnalazioni in provincia che hanno dato luogo ad approfondimenti.

Ma questi sono numeri. Poi ci sono le persone. Le storie che non credevi proprio di trovare quassù. Come quella di Marco Galvagni, segretario comunale di LonaLases, Comune in mezzo alle valli che vive delle sue montagne. Del porfido. “E proprio alla pietra, alle cave, si è aggrappata la mafia calabrese“, racconta Galvagni. “E’ un gran rompiballe”, così i suoi detrattori cercano di liquidare le denunce che Marco ha inviato ai sindaci della zona. Ma le parole del segretario in Trentino non sembrano creare molte preoccupazioni. Finché pochi mesi fa arriva un’interrogazione parlamentare: “Gli elementi sopra esposti appaiono di per sé gravi e tali da ritenere necessaria anche una tutela del segretario denunciante dottor Marco Galvagni”. Già, un funzionario pubblico presenta una denuncia di venti pagine, precisa, circostanziata, e in Parlamento c’è chi chiede che sia protetto. Perché è in pericolo. Succede a Trento.