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L’emergenza profughi è finta. Lo dicono i numeri. (E l’Italia non riesce a gestirla lo stesso)

Ora provate per un secondo a lasciare perdere il tifo e le percezioni (che triste la politica fatta alle percezioni, che schifo la politica che ha bisogno di creare percezioni) e leggetevi Francesco Cancellato:

 

Dal canto nostro, a bocce quasi ferme, non sarebbe male fermarci a ragionare due secondi. E provare a mettere in fila un po’ di luoghi comuni sui quali abbiamo fondato la sindrome da accerchiamento che ci ha accompagnato lungo questa estate torrida e che ha fatto svoltare il Paese a destra di almeno quarantacinque gradi, tra sindaci di centrosinistra che propongono di aumentare le tasse a chi fa accoglienza e ristoratori che si rifiutano di assumere camerieri di colore o commesse fidanzate con ragazzi nigeriani.

Non è vero che il 2017 è stato un anno record per gli sbarchi in Europa. Finora, dopo sette mesi e mezzo, ci sono stati 100.757 sbarchi, contro il 362mila di tutto lo scorso anno

Non è vero, ad esempio, che il 2017 è stato un anno record per gli sbarchi in Europa. Finora, dopo sette mesi e mezzo, ci sono stati 100.757 sbarchi, contro il 362mila di tutto lo scorso anno. Ad agosto 2016 gli sbarchi erano stati 25mila e rotti, oggi siamo fermi a 2500. L’emergenza profughi in Europa, è stata roba degli scorsi anni – il 2015, soprattutto, quando di profughi ne arrivarono un milione e rotti – non del 2017.

È vero, semmai, che ormai l’unica rotta aperta è quella meridionale, che ha l’Italia come approdo. Ma anche su questa direttrice non c’è alcuna emergenza. O meglio, l’anno emergenziale è stato il 2016, con l’arrivo di 180mila migranti e la morte in mare di oltre cinquemila tra loro. Il 2017 è in linea con quei numeri, con un deciso calo degli sbarchi a luglio e agosto. Il tutto, peraltro, con più soldi dall’Unione Europea e con un anno di esperienza in più nell’identificazione, con sempre più comuni che aderiscono ai bandi Sprar, con l’accorciamento dei tempi per l’esame delle richieste d’asilo, figlio del decreto Minniti – Orlando.

Ancora: non è vero che siamo gli unici eroi che si occupano di profughi in un continenti di egoisti e ignavi. Semmai se lo meriterebbe la Germania, l’Oscar dell’accoglienza, visto che le richieste di asilo ai tedeschi nel 2016, sono state 745155, sei volte quelle pervenute all’Italia. E se vogliamo fare i pignoli, e proporzionare le richieste alla popolazione residente nei diversi Paesi europei, scopriamo che i 2027 richiedenti asilo ogni milione d’abitanti dell’Italia stanno a metà classifica. E che Austria, Grecia, Malta, Lussemburgo, Cipro, Islanda, Svizzera, Ungheria, Svezia, Bulgaria e Lichtenstein esaminano, in proporzione, più richieste di noi.

Cerchiamo di essere consapevoli del fatto che quella che chiamiamo emergenza è la nostra incapacità di gestire una situazione che altrove sarebbe più o meno normale

Semmai, il problema è a valle: negli sprechi di denaro, ad esempio. Nella cattiva gestione dell’allocazione dei richiedenti asilo nei centri urbani, ancora troppo spesso figlia degli accordi tra prefetture, proprietari di immobili e cooperative sociali. Nella nostra incapacità di rimpatriare quel 60% di migranti cui bocciamo la richiesta di asilo – cosa che Bruxelles ci rimprovera un giorno sì e l’altro pure – che da quel momento in poi diventano clandestini a tutti gli effetti.

(continua qui)