Vai al contenuto

Il giorno nero. Nero

Ieri in piazza Indipendenza i poliziotti (che eseguono ordini, i responsabili sono quelli che li danno, gli ordini) hanno sparato in faccia  gli idranti contro i migranti (regolarmente rifugiati politici, per intendersi), prendendo donne, bambini e qualche disabile. Così. Con quell’arroganza e demenza umanitaria di cui di solito si scusano dopo una quindicina d’anni. Protetti da una coltre di ignoranza e disperazione che confondo tutto con le migrazioni e invece è solo una guerra di poveri. Mica una guerra tra poveri. Una guerra ai poveri. Che ha trovato il condono dietro la definizione di “decoro urbano”. Vigliacchi anche nelle parole.

Ieri un funzionario della Polizia a Roma, stazione Termini (non ci serve il numero di matricola, vogliamo conoscerne il nome) ha incitato i suoi uomini dicendogli “devono sparire, se tirano qualcosa spaccategli un braccio”. Rivolto ai rifugiati (sempre loro) che stavano cercando. Ieri, in piazza Indipendenza, sono stati registrati (e quindi chiaramente verificabili) alcuni agenti di polizia che chiamavano i rifugiati “feccia” e altri epiteti di questa solfa. E invitavano i giornalisti a prenderseli “a casa loro”. In pratica ieri i cretini da social network erano in divisa. A nome nostro. Per tutelare il diritto. Pensa te.

Ieri a Breno di Borgonovo Val Tidone, alcuni abitanti hanno innalzato un muro di fieno davanti al cancello della struttura che deve accogliere i richiedenti asilo, tutti minori non accompagnati. Bambini. Ieri degli adulti hanno accatastato fieno spaventati da bambini, senza genitori. Stranieri. Se ci fossero stati il bue e l’asinello sarebbe stato il perfetto presepe di un nugolo di fascisti. E coglioni.

Ieri a Milano. Soffriva di depressione e disturbi psichiatrici. Lo hanno trovato morto nel centro di accoglienza per migranti di via Corelli, a Milano, l’ex Cie. Il 34enne, afghano, si è impiccato in un locale della struttura dove era ospitato. Aveva tentato di uscire dall’Italia, proseguire verso l’Austria, ma i vergognosi accordi di Dublino l’hanno rimandato indietro. Morto.

Ieri a Jesolo una folla armata di telefonini per riprendere la scena ha assistito con applausi, risate e altre sconcerie al tentativo di suicidio di quarantunenne algerino. «Buttati!», gli ha urlato qualcuno.

Ieri quei patetici fascistelli di Forza Nuova in Toscana hanno lanciato l’anatema contro don Biancalani, il parroco crocifisso da Salvini perché si è permesso di portare alcuni bambini (rifugiati) in piscina. “Ormai alcuni preti pensano che fare una foto con immigrati in piscina e lanciare anatemi contro i fascisti sia fare religione – ha dichiarato Leonardo Cabras, il Coordinatore Regionale di Forza Nuova in Toscana – peccato che per noi il motto Dio Patria Famiglia sia oggi più che mai valido e di certo non lasceremo questi principi alla berlina di chi, più che alla dottrina cattolica, si rifà alle perverse idee del lobbista Soros”. Un comunicato che gocciola sterco e nausea. Nera. Dicono i fascistelli che domenica andranno alla messa del parroco per verificare “la sua cattolicità”.

Non serve altro. Per ora. Buon venerdì.

(continua su Left)

Tag: