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Lo chiamano “blocco dell’immigrazione” ma in italiano sarebbe “favoreggiamento”

Si chiama Ahmad Dabbashi ma è meglio conosciuto come “Al Ammu”, che in arabo vuol dire “zio”. Guida la brigata libica “Anis Dabbashi” ed è diventato uno degli uomini più potenti – e temuti – della Tripolitania occidentale. Questo perché ha saputo riconvertire il suo ruolo di “principe degli scafisti” in “collaboratore di primo piano” del governo italiano per il blocco dei flussi migratori. A raccontare la sua storia è il Corriere della Sera oggi in edicola, che pubblica un lungo reportage a firma dell’inviato Lorenzo Cremonesi.

Il servizio di intelligence della polizia locale ci dice “che ultimamente avrebbe ricevuto almeno 5 milioni di euro dall’Italia, se non il doppio, con la piena collaborazione del premier del governo di unità nazionale riconosciuto dall’Onu, Fayez Sarraj”.

Scrive ancora il Corriere:

Il capo del clan Dabbashi però è un ricercato, per lui è difficile viaggiare, specie all’estero. Tocca allora a Yihab, il fratello giovane più fidato, fungere da negoziatore e businessman del gruppo. Sulla rete difende il buon nome dei Dabbashi, oggi li rilancia come gruppo legittimo e garante della legge. “Yihab ha trattato per conto del fratello anche l’accordo sui migranti. Abbiamo le tracce dei suoi movimenti recenti. Sappiamo che tra fine luglio e fine agosto è volato a Malta con la compagnia privata Medavia. Di recente è stato a Istanbul, in Germania e in altre due nazioni europee. Con gli agenti dei servizi italiani si è incontrato più volte in alcuni hotel di Gammarth, la costa turistica di Tunisi. Sarraj e gli italiani si sono assicurati la sua collaborazione in cambio di almeno 5 milioni di euro e la promessa che i Dabbashi ne usciranno puliti e le loro milizie saranno legalizzate”, leggono dai loro documenti i capi dell’intelligence.

(fonte)