Vai al contenuto

Così Rajòy ha fatto “di una palla di neve una slavina”

La frase l’ha scritta ieri da De Gregorio su Repubblica, per descrivere il disorientamento di una Barcellona che assiste alla militarizzazione di un voto che per insipienza politica si trasforma in scontro e così schiaccia le rivendicazioni politiche della Catalogna e il suo referendum in una turpe macchia che gocciola sulle pagine dei giornali di tutto il mondo: e così la gente, scrive la De Gregorio, si ritrova “incredula di fronte all’incapacità di una classe politica che ha fatto di una palla di neve una pericolosissima slavina. Una classe politica che passerà alla storia per avere trasformato un dosso stradale in un muro, e di avere guidata bendata allo scontro”.

Oggi invece le cronache riportano i rimasugli degli scontri: secondo fonti catalane ci sarebbero almeno 800 feriti di cui un centinaio gravi (lo dice il portavoce del governo catalano Jordi Turull) mentre il governo nazionale risponde raccontando del ferimento di una dozzina di persone e dell’arresto di sei persone tra cui un minore. Ma i numeri, si sa, non riescono mai a raccontare le storie e le persone e da queste parti negli ultimi giorni sono utili soprattutto a strappare da una parte dall’altra.

Le immagini, invece, che non hanno bisogno di troppa interpretazione raccontano delle pattuglie della polizia nazionale che usano una violenza nera, dalle radici buie, mentre azzannano anche donne ed anziani. C’è un poliziotto che come in un’esibizione di wrestling scalcia al volo una persona che è già per terra, ce ne sono due che tengono per mani e piedi una vecchia donna trasportata come un cencio, ci sono le manganellate della polizia contro i vigili del fuoco che presidiano un seggio, c’è l’espressione ferma dei Mossos (la polizia catalana) mentre mettono in atto un “ammutinamento” che non si cicatrizzerà troppo facilmente.

E il referendum è diventato un corpo a corpo da cui, comunque finirà non può uscire nulla di buono. Ma soprattutto la politica, che dovrebbe essere la difficile meccanica della sintesi, ne esce a brandelli riuscendo nel capolavoro (in questo caso come in molti altri) di partorire rabbia. E chi cavalca meglio di tutti gli altri la rabbia? Quegli stessi avvoltoi che sparirebbero nella nebbia in una sana democrazia.

Buon lunedì.

(continua su Left)