Vai al contenuto

Il cinema che si difende dalle accuse di molestie con una “dinamica mafiosa”: parla Ornella Muti

A proposito di molestie, di pessimi ragionamenti e di pessime reazioni, Ornella Muti in un’intervista da leggere su Vanity Fair:

 

Come mai?
«Perché siamo noi che educhiamo questi uomini, siamo noi che li cresciamo, siamo noi le madri. Volendo, potremmo trasmettere altro. E forse essere ascoltate. Ma ci siamo costruite una gabbia da sole e non c’è più compassione. Pensi alle discussioni di questi giorni. Ha visto le reazioni? Una ragazza racconta che un uomo le ha dato fastidio e gli altri, donne comprese, si inalberano: “Ma tu perché ci sei andata? Perché ci sei tornata una seconda volta?”. Nessuno si accorge delle fragilità femminili, ma siamo sempre pronti a uccidere, a fucilare, a giudicare. A nascondere sotto il tappeto il problema che incrina il sistema».
I suoi colleghi e le sue colleghe, almeno in Italia, non parlano volentieri di molestie.
«Non capisce il perché? Il sistema sta barcollando, ma il sistema si difende. Il cinema non è diverso da altri ambiti lavorativi, ma per convinzione generalizzata una donna che si affaccia al mio mestiere è una troia a prescindere. I pregiudizi sono duri a morire. So di cosa parlo. Da bambina, la mia passione era il balletto classico. Mio padre fu laconico: “Mia figlia vuole fare la ballerina? Non esiste, sono tutte puttane”. Mia sorella voleva fare il Liceo artistico, ma dovette scegliere il Classico perché l’Artistico era roba da zoccole. Perché se una donna si permette di interpretare un altro ruolo che non sia la schiava nella vita di qualcun altro è già una troia».
Asia Argento e Miriana Trevisan hanno accusato Weinstein e Tornatore di averle molestate.
«Alla prima, che ha raccontato del suo incontro in albergo, hanno detto: “Vai a cena sola in un hotel con un produttore? Ma tua madre dov’era?”. All’altra anche peggio. Le hanno dato dell’attrice fallita. Una cosa ignobile. Perché, se fosse diventata Sophia Loren invece sarebbe andato bene? Capisce qual è il timore di aprirsi? Se parli, ti si scagliano contro. Racconti e ti dicono: “Che carriera miserabile hai fatto tu, stronza?”. Ma che significa? Non dovresti essere toccata a prescindere dai successi ottenuti con i tuoi film. “Siete delle donnette, siete delle fallite”. Questo dicono. E vorrei capire dove sarebbe la convenienza di denunciare se questo è il trattamento. Poi guardi, si parla di donne molto giovani. Io ho avuto tante amiche giovani che si sono perse, per colpa dei gruppi degli sceneggiatori “nani” dell’epoca in cui iniziai. Li chiamavano i 7 nani. Acchiappavano ’ste ragazze sperdute, le illudevano, le usavano, le lasciavano al loro destino e in un secondo le trasformavano in troie».
Eravamo rimasti alle rivelazioni e alla reazione, salvo rare eccezioni, del mondo del cinema.
«Mi ha sconcertato leggere opinioni di persone che magari si detestano tra loro, ma se vedono messo in pericolo il loro merdaio si uniscono contro di te».
È una dinamica che definirebbe mafiosa?
«Sì, certo che lo è. Noi ci aggiriamo sulle briciole, ma la pagnotta lì rimane e tutti la difendono. È un riflesso naturale: che succederebbe domani, se il pane dovesse sparire all’improvviso?».

 

(continua qui)