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Zonin senza vergogna: «anch’io ho perso cifre molto consistenti con la Popolare di Vicenza»

(da Corriere della Sera)

I commissari durante l’audizione non esitano a definirlo «una figura marginale» o, addirittura, «un passante». Del resto, a tratteggiarsi come un presidente non esecutivo, senza poteri e che non ha «mai partecipato in 19 anni a un comitato esecutivo dell’istituto» è lo stesso Gianni Zonin, ex presidente di Banca Popolare di Vicenza, durante l’audizione davanti ai parlamentari della commissione di inchiesta sul settore del credito. Zonin è stato rinviato a giudizio per ostacolo all’autorità di vigilanza, aggiotaggio e falso in prospetto, ma l’audizione a Palazzo San Macuto è costellata, soprattutto, di passaggi contrassegnati da «non ricordo» e «non me ne sono mai occupato» o «io ragiono da imprenditore non da banchiere». All’arrivo in commissione l’ex presidente dell’istituto veneto si dice «tranquillo» e ricorda «purtroppo, ho perso anche io dei soldi». Un concetto, poco consolatorio per migliaia di risparmiatori coinvolti nel crac della banca, che ripete nella parte conclusiva del suo intervento, quando dopo quasi tre ore di audizione spiega, «anch’io ero socio, come famiglia abbiamo persona una cifra molto consistente. Ho sempre creduto nella solidità e nella capacità di crescita della Popolare di Vicenza». Una considerazione seguita dall’unica concessione, in termini di ammenda,di Zonin. «Il Veneto non ha più banche, per me è mortificante».

La chiamata dell’ex banchiere risponde all’esigenza di contribuire alla ricostruzione dei rapporti tra la banca vicentina e gli organi di vigilanza, così come alla descrizione delle mancate operazioni di aggregazione con Veneto Banca e Banca Etruria. Sul versante della vigilanza la versione di Zonin è netta, rispondendo al senatore Andrea Augello, spiega di «non avere mai ricevuto ordini da parte di Bankitalia per fare acquisizioni». Posizione ribadita riassumendo che «non c’è stata nessuna pressione da nessuno e in nessun modo, era un’idea del cda e del sottoscritto di avviare un processo (di fusione, ndr ) con Veneto Banca». Parole che allontanano l’idea di un ruolo diretto di Palazzo Koch nelle operazioni predisposte a Vicenza. Zonin, sollecitato dal deputato Carlo Sibilia, si sofferma sui rapporti intrattenuti con il vertice di Bankitalia «improntati alla massima trasparenza» e riassunti in «due incontri con il governatore Visco e un incontro un’unica volta con l’ex governatore Mario Draghi». Liquidando come inverosimile il fatto di avere ospitato in una sua tenuta in Chianti il direttore generale di Bankitalia, Salvatore Rossi. «Non è mai successo, e non mi sarei mai permesso di invitarlo». Su Banca Etruria oltre a dire di «non avere mai conosciuto o visto i Boschi», Zonin ricorda che l’opa predisposta da Popolare di Vicenza ebbe risposta negativa da Arezzo. Infine, l’ex banchiere sulla questione delle cosidette «azioni baciate», comprate cioè dietro finanziamenti della stessa banca, Zonin si chiama fuori.