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Così è morto Nessuno

(Delia Padalino per Corriere della Sera)

Succede che in una città come Milano, al Pronto soccorso del Fatebenefratelli, il giorno 15 dicembre alle ore 18.45 giunge una persona in stato di assideramento. La persona in questione è mio zio; è quel tipo di persona che comunemente viene chiamato «barbone» e come tale si pensa essere solo al mondo. L’ospedale non ci ha informato del suo ricovero e neanche del suo decesso avvenuto 30 ore dopo. Ne siamo venuti a conoscenza perché il 17 dicembre, giorno della sua morte, inconsapevoli dell’accaduto, lo abbiamo insistentemente cercato: a casa sua senza trovarlo; nei luoghi del centro di Milano che era solito frequentare senza trovarlo; chiamandolo al cellulare senza avere risposta.

Preoccupata e presagendo nulla di buono, giunti alla sera del 17 dicembre senza sue notizie, ho cominciato il triste giro di telefonate. L’ho trovato… al Pronto soccorso del Fatebenefratelli (l’ospedale più vicino al centro di Milano)… era lì da loro, deceduto da quasi 24 ore. Voglio tributare «un plauso» al Fatebenefratelli di Milano e alla sua organizzazione. Se non fosse stato per la nostra personale iniziativa, chi, come e quando ne saremo stati informati? Dovete sapere che mio zio aveva con sé i documenti di riconoscimento perfettamente tenuti e un cellulare perfettamente funzionante che ha continuato a squillare anche la mattina del giorno 18 dicembre, quando mi hanno consegnato i suoi effetti personali. Come certamente si potrà comprendere, non ho risposto alle telefonate… difficile rispondere alle sue sorelle e dire loro che lo zio non c’era più e che questo ospedale non si è dato la pena di cercarci! È questa l’efficienza e l’organizzazione di questa città? Ai lettori la riflessione!