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Cosa c’entra Houdini con i tagli alla cultura e l’economia in crisi

«A noi cittadini nella contemporaneità, come scrivevo poc’anzi, a noi che siamo confinati nelle fatiche della vita degli uffici, dei timori, delle invidie, delle file, degli amori infelici e di tante altre eventualità avverse, la foto di Houdini presenta un prontuario di suggerimenti ed escamotage per una fuga entusiasmante. Anche noi siamo sottoposti a falsità non meno terrificanti di quelle dei medium di un tempo. Sotto l’effetto dei guastatori del buonumore abbiamo finito col credere a una serie di superstizioni: che l’economia sia ineluttabilmente in crisi, che i tagli alla cultura siano inevitabili, che la restrizione dei salari non possa essere evitata; abbiamo finito col farci convincere che i nostri sogni possano (o debbano!) essere sostituiti con un abbonamento alla tivvù via cavo, che si viaggia solo per lavoro o per vacanza, che la sauna va fatta dopo la palestra, che il fumo faccia male ma i biscotti del supermercato no, che chi pensa è pretestuoso, che l’abito forse non fa il monaco ma i clic invece sì e che, insomma, non è il caso di chiedere troppo, non si può spendere meno, non c’è modo di avere più tempo, e con tutti gli arretrati da smaltire non è neanche il caso di stare troppo a fare l’amore!

Prendendo per vere simili «ectoplasmatiche» invenzioni dell’era contemporanea abbiamo smesso di credere nella possibilità di compiere l’impossibile. La foto di Houdini è dunque un invito all’uscita. Perché non appena distratta la mente dalle falsità che ci ingannano ogni giorno, ci sembrerà all’improvviso facile trovare la nostra manovra, la nostra personale sequenza, quell’elegante ventaglio di gesti dietro al quale sfilarci di dosso, con allegria ed emozione, l’asfissiante grigiore di una quotidianità spacciata come unica e ineluttabile.»

Doppiozero riesce a tenere nello stesso pezzo Houdini e l’economia, qui.