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Manifestarsi. Soprattutto in campagna elettorale.

Su Macerata in queste ore si sta facendo molta confusione. Ne ho scritto nel mio buongiorno stamattina qui:

Finisce che  Anpi CgilArci e Libera dichiarano sospesa una manifestazione che in realtà è stata indetta da altri: come racconta Csa Sisma “una manifestazione che in pochissimi giorni ha ricevuto appelli, adesioni ed inviti alla partecipazione da tante realtà sociali e singoli cittadini, a livello locale, come a livello nazionale”. E l’appello di ANPI (e gli altri) viene smentito nelle decine di messaggi (e sezioni locali) che decidono comunque di non accettare la sospensione. E così, da fuori, si assiste allo spiacevole balbettio di chi crede che “la politica” si propaghi provando a galleggiare. Ed è un peccato. Alla fine (ovviamente) la Prefettura prende la palla al balzo per vietare “tutte le manifestazioni”. Non si manifesta l’antifascismo, in Italia, nel 2018: la normalizzazione del fascismo come “opinione” contraria è riuscita.

L’antifascismo non è un orpello da sventolare quando il mare è piatto e non tira vento. Mi spiace. No.

(A proposito: mercoledì a Macerata Casapound ha tenuto una conferenza stampa e oggi, giovedì 8 febbraio, Forza Nuova ha annunciato un presidio. Loro.)

Non bisogna abbassare i toni ma bisogna cambiarli (ne ho scritto per Fanpage qui):

varrebbe la pena avere il coraggio di abbandonare la strategia dei tifosi opposti (che tanto premia in termini elettorali e nei clic) e tornare al senso delle parole, lì dove un omicidio è un omicidio, lì dove una disperazione porta con sé il dovere di essere trattata con cura, lì dove un’ideologia incostituzionale non diventa un malessere da sventolare per demolire gli avversari, lì dove un prurito nascosto tra le pieghe di un dramma non viene esaltato per un po’ di pietismo, lì dove le vittime sono le vittime e non i carnefici, lì dove la richiesta di giusta pena non diventa la fame di vendetta, lì dove le strumentalizzazioni vengono prese per quel poco che valgono e non diventano suggeritrici degli editoriali.

E quindi siccome bisogna manifestarsi, soprattutto in campagna elettorale, abbiamo deciso di andarci. Ecco l’agenzia di stampa:

Come scrive giustamente Civati manifestare contro i fascismi non è mai un errore.