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È la cultura l’antidoto alla dissoluzione civile

Oggi su Il Messaggero è uscito un appello che condivido completamente e che ritengo sia uno degli aspetti più urgenti nei prossimi anni. L’hanno sottoscritto molti personaggi della cultura italiana (quelli che ultimamente dalle parti del Parlamento vengono trattati con uno sbuffo) e centra in pieno la crisi culturale italiana. Le bufale, l’odio, la disperazione incontrollata, le reazioni violente e tutto quello che a cui stiamo assistendo in questi bassissimi giorni di bassa propaganda sono figli di un vuoto culturale che va curato con uno sguardo lungo non condizionato dalle prossime elezioni, dal prossimo congresso o dalle beghe delle correnti di partito ed è uno sforzo che dobbiamo a noi ma soprattutto ai nostri figli.

Ieri iscrivevo del piano nazionale per la lettura (qui) proprio per questo: è tempo di seminare cultura anche se non porta voti immediati. È tempo di prendersi la responsabilità di una funzione pedagogica della politica senza tentennamenti.

Ecco l’articolo di Huffington Post:

La cultura è la “grande assente della campagna elettorale, proprio quando servirebbe un “impegno a tutto campo per puntare sulla cultura” che è “il motore della crescita civile”, per questo dopo il 4 marzo i partiti “fra i primi compiti” devono darsi quello di “puntare sulla cultura” con l’obiettivo di restituire all’Italia “il suo ruolo di culla della cultura e della civiltà”, attingendo “anche alla competenza e all’energia delle migliori risorse del paese”.

Lo chiedono, in un appello-manifesto pubblicato dal quotidiano ‘Il Messaggero’, 50 appunto fra le “migliori risorse del paese”, cinquanta intellettuali e artisti capitanati da Marina Valensise, fondatrice di Vale, ovvero Valorizziamo aziende artisti lavoro esperienze. Tra i firmatari anche la psicoterapeuta Vera Slepoj, lo scrittore Raffaele La Capria, il regista Carlo Verdone, l’antichista Maurizio Bettini, il musicista Paolo Fresu e lo storico della lingua italiana Luca Serianni.

“A scuola – inizia il testo dell’appello, cui si può aderire all’indirizzo mail appelloperlacultura@gmail.com – gli allievi prendono a coltellate i professori e i loro genitori li prendono a calci. Nei musei, si oscurano i nudi di Schiele e le bambine di Balthus. Nelle università si riscrive la storia, e nei teatri si riadattano i classici ai pregiudizi contemporanei. Per le strade, il pestaggio sostituisce il confronto delle idee, mentre sul web spopolano l’insulto e la condanna preventiva. In tutto il mondo, negare la cultura genera nuova violenza, ma in Italia si aggiunge il rischio della dissoluzione civile”.

“Urge perciò – prosegue il testo – un impegno a tutto campo per puntare sulla cultura, purtroppo grande assente della campagna elettorale. Restituiamo all’Italia il suo ruolo di culla della cultura e della civiltà. Rilanceremo l’Europa guidandone la rifondazione, restituendo non solo dignità ai cittadini, ma futuro a chi sente di esserne privo. Cultura è aver cura, è il motore della crescita civile, è coscienza del patrimonio inestimabile di cui siamo depositari, a cominciare dalla lingua che parliamo, dai monumenti fra i quali viviamo, dai centri storici e dal paesaggio che ci circondano”.

E ancora:

“Puntare sulla cultura significa valorizzare i tesori ricevuti in dono dal passato e farli rivivere per consegnarli alle nuove generazioni, col senso pieno di comunità che accompagna chi ne è consapevole. Ritornare alla cultura vuol dire, dunque, pensare nuove strategie per educare e ispirare i più deboli, grazie ai prodigiosi strumenti che abbiamo a disposizione. E’ questo uno fra i primi compiti che spettano a chiunque, dopo il 4 marzo, avrà responsabilità al governo o all’opposizione. Abbia cura della cultura e dei diritti dei cittadini, attinga anche alla competenza e all’energia delle migliori risorse del paese, e valorizzi nell’interesse di tutti un immenso capitale da preservare con passione”, conclude il manifesto.

Ecco l’elenco completo dei firmatari, insieme a Marina Valensise: Vera Slepoj, psicoterapeuta; Raffaele La Capria, scrittore; Carlo Verdone, regista; Maurizio Bettini, antichista; Paolo Fresu, musicista, compositore; Luca Serianni, storico della lingua italiana; Quirino Principe, filosofo della musica; Toto Bergamo Rossi, restauratore; Patrizia Asproni, Presidente Confcultura; Pina Amarelli Mengano, imprenditrice; Paolo Portoghesi, architetto; Enrico Vanzina, sceneggiatore e scrittore; Carlo Olmo, storico dell’architettura; Massimo Bottura, cuoco; Enrico Rava, musicista; Eva Cantarella, grecista; Elio Pecora, poeta; Raffaele Casarano, musicista, compositore; Marco Filoni, filosofo; Marco Giammona, ingegnere; Emanuele Trevi, scrittore; Stefano Gervasoni, musicista, compositore; Paola Gribaudo, editore; Vittorio Montalti, musicista, compositore; Marco Tullio Giordana, regista; Daria Galateria, saggista;

E, ancora, Dino Rubino, musicista, compositore; Marcello Smarrelli, storico dell’arte e curatore; Paolo Gori, editore; Alessandro Campi, storico e politologo; Alberto Saravalle, professore, avvocato; Elena Loewenthal, traduttrice; Antonio Forcellino, restauratore; Emanuele Torquati, pianista; Massimo Alvisi, architetto; Giuseppe Caccavale, artista; William Greco, musicista, compositore; Luca Campigotto, fotografo; Francesco Filidei, musicista, compositore; Giorgio Sasso, violinista; Enzo Restagno, saggista; Francesco Mario Corrao, arabista; Cristian Comencini, scrittrice e regista; Brunello Tirozzi, fisico; Noemi Paolini Giachery, saggista; Emerico Giacheri, italianista; Roberto Deidier, comparatista; Bianca Maria Frabotta, italianista; Silvia Ronchey, bizantinista; Massimo Di Gesu, compositore; Ennio Pouchard, critico d’arte.