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Tre italiani arrestati per l’omicidio del giornalista slovacco Jan Kuciak. Ecco le priorità.

La questione delle mafie è un allarme internazionale. E noi ne siamo i primi responsabili. Quello che sta succedendo in Slovacchia è di una gravità inaudita eppure qui da noi la campagna elettorale non riesce a guardare più in là dei piccoli cortili.

L’imprenditore italiano Antonino Vadalà è stato arrestato dalla polizia slovacca, che indaga sulla morte del giornalista ucciso, Jan Kuciak. Lo scrive il quotidiano locale Korzar. Secondo i media, stamattina la polizia ha fatto irruzione negli appartamenti dell’imprenditore, a Michalovce e a Trebisov, nell’est del Paese. Insieme a lui sono stati arrestati anche il fratello Bruno e il cugino, Pietro Catroppa. Della famiglia Vadalà e dei presunti legami con la ‘ndrangheta ha scritto Kuciak nel reportage pubblicato ieri dal suo giornale.

“È verosimile che dietro l’omicidio ci siano le famiglie calabresi . È ovvio che la ‘ndrangheta è capace di fare queste cose”, ha commentato Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro, ai microfoni di “6 su Radio 1”. “La ‘ndrangheta – ha aggiunto – è radicata, non infiltrata, non solo in tutta Italia ma anche nei Paesi europei come Germania, Svizzera ma anche nell’est europeo, oltre che in Slovacchia anche in Bulgaria e in Romania. La ‘ndrangheta si sta estendendo verso l’Est. Va dove c’è da gestire potere e denaro e dove ci sono da gestire opportunità. Le mafie stanno acquistando latifondi per piantare vigneti, per piantare colture, il cui fine è quello di arrivare ai contributi europei. Un fenomeno che accade in Italia ma anche fuori. Il dramma è che l’Europa non è attrezzata sul piano normativo a contrastare le mafie, in particolare la ‘ndrangheta. In Europa da decenni non c’è la percezione dell’esistenza della mafia, prova ne è che gli Stati europei non vogliono attrezzarsi sul piano normativo come l’Italia. Ancora stanno discutendo se inserire nel loro ordinamento l’associazione a delinquere di stampo mafioso”.

L’omicidio del giornalista 27enne ha già fatto cadere le prime teste a Bratislava: oltre alle dimissioni del ministro della Cultura, hanno fatto un passo indietro dall’ufficio del governo i due coinvolti nell’inchiesta del giovane reporter sugli affari della ‘ndrangheta calabrese in Slovacchia. Si tratta di Maria Troskova, ex fotomodella e oggi assistente del premier Robert Fico, e del segretario del consiglio di sicurezza Vilian Jasan. Nel reportage incompiuto di Kuciak, che oggi il suo giornale ha pubblicato integralmente, i due sono indicati come persone vicine a un imprenditore italiano che farebbe parte dell’orbita ‘ndranghetista.

“Collegare i nostri nomi con un atto deprecabile (l’assassinio del giornalista) come fanno alcuni politici e media è assurdo”, hanno affermato i due in una nota comune. “Di fronte alla strumentalizzazione dei nostri nomi, nella lotta politica contro il premier Fico, abbiamo deciso di lasciare i nostri incarichi all’Ufficio del governo fino alla conclusione delle indagini”, hanno scritto nella dichiarazione congiunta, esprimendo le condoglianze alle famiglie di Kuciak e della sua compagna. A proteggere i suoi collaboratori, lo stesso premier: “Non potete connettere le persone con un assassinio premeditato senza presentare una prova rilevante”, aveva detto ieri. In giornata sono arrivate anche le dimissioni del ministro della Cultura Marek Madaric (Smer, democratici sociali). “Il ministero della Cultura è il dicastero più vicino ai media. Dopo quello che è successo, non riesco ad immaginare di rimanere a fare il ministro. La mia decisione è connessa con l’assassinio del giornalista”, ha detto Madaric, che con le indagini giornalistiche di Kuciak non ha nulla a che fare. L’opposizione chiede invece le dimissioni del ministro dell’Interno Robert Kalinak e del capo della polizia Tibor Gaspar.

A scatenare il terremoto politico a Bratislava, l’avvio delle indagini della polizia e la pubblicazione dell’articolo di Jan Kuciak sulle attività della ‘ndrangheta in Slovacchia. Il giovane si è occupato in particolare di quattro famiglie ritenute dell’orbita della criminalità calabrese, con le mani in pasta soprattutto nell’agricoltura, nel fotovoltaico, nel biogas e nell’immobiliare. Il reporter ha anche indagato i legami tra la malavita e gli ambienti politici vicini al premier. Secondo Kuciak, i clan hanno in Slovacchia decine di società e grazie a frodi e manipolazioni sfruttano milioni di euro dai fondi europei. “Hanno cominciato a svolgere attività imprenditoriali qui, a sfruttare i fondi europei, ma soprattutto a costruire rapporti con importanti persone degli ambienti politici, fino all’ufficio del governo della Repubblica slovacca”, ha scritto Kuciak. Il quotidiano ceco Mlada fronta Dnes scrive che uno degli imprenditori calabresi in questione ha un business nel settore immobiliare anche nella Repubblica Ceca, con sede in via Na Prikope, una delle strade più prestigiose di Praga.

(fonte)