«Ci siamo comportati da maschietti», avrebbe detto uno dei due carabinieri sotto processo a Firenze per stupro durante l’interrogatorio con il pm Ornella Gallotti pochi giorni dopo il fatto, quando il vento che si era alzato era tutto contro le due ragazze americane colpevoli di essere donne, di essersi fatte stuprare, del “chissà come li hanno provocati”, del “le americane sono tutte così”, del “è colpa loro perché erano ubriache” e tutte le diverse declinazioni di una rivittimizzazione che accade nel 2018 ma sembrano gli anni ’70.
E dentro quella frase c’è tutta la gravità (già condannabile per etica, prima che per il processo) di un approccio al genere femminile che farebbe già vomitare di suo senza nemmeno bisogno della divisa da carabinieri per di più in servizio. E così succede che Marco Camuffo e Pietro Costa (i due militari rinviati a giudizio) possano impunemente dichiarare di avere caricato le due ragazze sull’auto (di servizio) per “farle un piacere”, poi dicono di averle accompagnate fin dentro al palazzo per galanteria e per motivi di sicurezza («Si è sempre fatto così, anche per una cosa di galanteria», hanno dichiarato e «perché magari le aggrediscono nel portone») e infine si burlano per avere fatto “i maschietti”.
Del resto il bullismo qui da noi sembra terribilmente di moda, anche se sfugge che dove c’è un bullo c0è sempre almeno un bullizzato.
Buon venerdì.
Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2018/03/16/ci-siamo-comportati-da-maschietti/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.