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Il Niger smutanda l’Italia guerresca

Ci sarebbe da ridere se non fosse che in un secondo frani ancora una volta la credibilità italiana e quella della sua ministra della guerra Pinotti e se ci dimenticassimo che in Niger i morti muoiono per davvero: la famosa missione “di pace” (ovviamente) dell’Italia in Niger (quella votata in fretta e furia mentre il Parlamento smobilitava in vista della campagna elettorale) non piace nemmeno al Niger che, proprio in questi giorni, ha educatamente declinato l’invito.

Il ministro degli Interni Mohamed Bazoum, dice il Corriere della Sera, ha detto di non sapere nulla della missione italiana che avrebbe appreso dai giornali (sembra una vicenda di gossip, ma ci sono di mezzo le armi e presumibilmente i possibili morti), e ha chiarito di essere contrario all’intervento italiano. Non solo: secondo le sue dichiarazioni non ci sarebbero stati nemmeno contatti tra i due governi. Avete capito bene: la missione “di fondamentale aiuto” non è gradita da quelli che dovrebbero essere aiutati.

470 militari, 130 mezzi terrestri, due velivoli C130, per una spesa totale di 130 milioni di euro. Buttati via. E allora sarebbe lecito chiedere perché c’è stata tanta fretta nel fare approvare la missione e soprattutto sarebbe da chiedere ai leader incoronati alle ultime elezioni (Di Maio e Salvini) se hanno intenzione di fare un po’ di chiarezza e magari aiutarci a capire. Perché, diciamocelo, dopo quello che accade in Libia e ora con questa notizia dal Niger appare sempre più oscuro come li aiutiamo “a casa loro”.

Buon mercoledì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2018/03/14/il-niger-smutanda-litalia-guerresca/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.