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Noi, il prodotto, Facebook e lo scandalo che non andrebbe sventolato a caso

Il caso Cambridge Analytica in Italia ha, come al solito, agitato la penna dei soloni di casa nostra che si eccitano ogni volta che intravedono all’orizzonte un complotto, una tragedia imminente e, meglio ancora, un “pericolo dal web” e così in queste ore è tutto uno sperticarsi sul dramma di “essere spiati”, “essere controllati” e “essere condizionati” in vista del voto.

Peccato che i “nostri dati rubati” che leggete un po’ dappertutto siano una bufala colossale: su Facebook (come su altri social) i nostri dati, le nostre preferenze, le nostre inclinazioni all’acquisto sono il prezzo che paghiamo per usufruire del servizio. Succede così anche su Google. Ma, udite udite, succede così anche con il nostro negoziante di fiducia che senza bisogno di sofisticati algoritmi ci prova a vendere ciò che sa potrebbe convergere con i nostri gusti. Noi cediamo a Facebook i nostri dati nel momento stesso della nostra iscrizione. Vi ricordate quando da giovani i nostri genitori ci invitavano a leggere bene tutto quello che firmavamo? Ecco. Semplice semplice.

Peccato anche che il trauma di “essere spiati” sia una mezza bugia. I dati degli utenti vengono profilati. La profilazione è (letterale da Wikipedia) “l’insieme di attività di raccolta ed elaborazione dei dati inerenti agli utenti di servizi (pubblici o privati, richiesti o forzosi) per suddividere l’utenza in gruppi di comportamento”.

E, in ultimo, peccato che la presunta “minaccia per la democrazia” sia una tecnica che esiste da decenni (anche fuori dai social, nel momento stesso in cui un leader politico assume il ruolo di agitatore di popolo utilizzando paure spesso non veritiere perché sa che funzionano su una parte consistente dell’elettorato) e non ci sono prove che alla fine funzioni.

Che Facebook sia un “campo di battaglia su cui gli Stati cercano di operare” (come dice Christopher Wylie, il whistleblower che ha scoperchiato il caso Cambridge Analytica) è un tema che dibattiamo da anni e che non parla del “pericolo della rete” ma ci dice soprattutto (ancora una volta) della manipolazione da parte della politica. Cominciare a scriverne bene sarebbe il primo passo.

Buon mercoledì

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2018/03/21/noi-il-prodotto-facebook-e-lo-scandalo-che-non-andrebbe-sventolato-a-caso/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.